La sentenza del tribunale civile di Catanzaro accoglie la richiesta di un malato oncologico. Il figlio del professore: "Decisivi i dati clinici"
Pubblicato il 8 dicembre 2020 , di FRANCESCO VECCHI
 
"Il Metodo Di Bella lo paghi il Servizio Sanitario Nazionale". Quella della prima sezione civile del tribunale di Catanzaro datata 23 novembre può sembrare una sentenza da ’mondo alla rovescia’, quantomeno a chi ha avuto modo di seguire il terremoto, anche ma non solo mediatico, che sul
finire dei Novanta ha portato la terapia anti-tumorale di Lugi Di Bella ad essere bocciata ufficialmente dall’Istituto Superiore della Sanità, a conclusione di una sperimentazione che di dubbi ne ha lasciati parecchi (anche a distanza di anni). Il famoso caso somatostatina, di cui si è detto e scritto tantissimo. Eppure c’è chi ha continuato a seguire i traguardi che quell’acronimo, ’Mdb’, ha raccolto nel frattempo; alle volte, come il caso in essere, anche giudiziari. Parliamo del figlio del professore, Giuseppe Di Bella, che ieri ha reso noto l’atto firmato da presidente del collegio di magistrati calabresi (Francesco Aragona) nel quale di cose interessanti se ne dicono più d’una. Sostanzialmente la sentenza accoglie la richiesta di un malato oncologico il quale, a fronte dell’inefficacia, nel suo caso, delle prescrizioni terapeutiche offerte dalla medicina ufficiale, ha seguito il ’Metodo Di Bella’, ed ottenuto (citiamo dalla sentenza) "una remissione completa della malattia", come evidenziato dall’ultimo "referto Pet del 16.01.2020". La persona in questione è affetta da un tumore alla coda del pancreas diagnosticato nel 2017. Di fronte a questi risultati, il collegio di giudici che inizialmente si era riservato ha accolto il diritto alla fruizione gratuita del Multitrattamento Di Bella. Nell’atto di sei pagine leggiamo: "Può essere accolta la domanda proposta dal reclamante poiché la certificazione sanitaria in atti (rilasciata da Istituti Pubblici) evidenzia che la terapia ufficialmente riconosciuta è
risultata inefficace nel caso concreto, laddove la cura Mdb ha prodotto un significativo miglioramento della patologia tumorale". Il concetto della sentenza è facilmente riassumibile: sono i risultati clinici a rendere legittima la richiesta del ’reclamante’. L’Asp di Catanzaro, stabiliscono i giudici, dovrà somministrare, gratuitamente, i presidi terapeutici prescritti al reclamante dal dottor Giuseppe Di Bella, il figlio di Luigi. Una sentenza che colpisce, considerando la vicenda legata al metodo anti-tumorale studiato dal professore che per molti anni ha lavorato nella nostra città. Sentenza che, peraltro, non è unica nel suo genere. A confermarcelo è proprio il figlio di Di Bella, Giuseppe: "Cosa accadrà ora? Che il malato ha l’autorizzazione di andare in farmacia ed ottenere gratuitamente, attraverso le ricette che firmo e timbro, l’erogazione dei farmaci. Di sentenze di questo genere ce ne sono state diverse e si basano tutte su risultati clinici". Al netto della delicatezza del tema, dove a fare un volo pindarico ci si mette un attimo, correndo il rischio di ingenerare magari false speranze, ciò è quanto hanno stabilito i giudici nero su bianco per questo singolo caso, nell’attesa di capire se ci saranno eventuali ricorsi.