Secondo il vincitore del recente premio Nobel, le più importanti riviste scientifiche distorcono le procedure scientifiche e rappresentano una «tirannia» che deve essere spezzata.

Randy Schekman, biologo americano vincitore del premio Nobel in fisiologia e medicina, premio ritirato a Stoccolma pochi giorni orsono, ha dichiarato che il proprio laboratorio non invierà più pubblicazioni scientifiche alle ben note riviste Nature, Cell e Science. Secondo Schekman, la pressione legata al pubblicare propri lavori su riviste «lussuose» spinge i ricercatori a delle scorciatoie ed al dedicarsi ai campi scientifici di tendenza invece che allo svolgere ricerche che sarebbero più decisive. Ha quindi aggiunto che il problema viene esacerbato dai curatori delle riviste che non sono scienziati operativi sul campo ma professionisti che favoriscono ricerche poco utili.

Il prestigio derivante dal comparire sulle più importanti riviste scientifiche ha portato la Chinese Academy of Sciences a versare agli autori di successo una somma corrispondente a 18.000 euro. Schekman ha specificato in un’intervista che in alcuni casi, metà dei guadagni di alcuni ricercatori derivano esclusivamente da simili «bustarelle».

Scrivendo al Guardian, Schekman solleva anche serie perplessità circa il modo di procedere del giornalismi ed invita all’azione gli altri membri della comunità scientifica. E prosegue : «Come Wall Street deve darci un taglio con la cultura dei bonus, così la scienza deve darci un taglio con la tirannia delle riviste che danno la fama».

Schekman è il curatore di eLife, un giornale online opera del Wellcome Trust. Gli articoli inviati al giornale vengono discussi da colleghi scienziati “operativi" e sono accettati se c’è l’unanimità. Una volta pubblicati sul sito, gli articoli possono poi essere letti da tutti.

Schekman critica Nature, Cell e Science per il fatto che restringono in modo artificioso il numero delle ricerche che pubblicano, una politica che alimenta la domanda “così come accade con quegli stilisti che creano borse a tiratura limitata”. Critica poi un criterio di valutazione molto diffuso denominato “fattore impatto”, usato da molte penne celebri per spingere le vendite. Il fattore impatto di un giornale è il valore relativo a quanto spesso la testata venga citata. Viene utilizzato come indicatore di qualità. Schekman si lamenta che sulla scienza abbia un «influsso tossico» , influsso che ha «introdotto una distorsione» e scrive: «uno scritto può essere citato molto spesso perché di alta qualità, ma anche perché incuriosisce o provoca o perché è del tutto sbagliato».

Daniel Sirkis, collega al laboratorio di Schekman, sostiene che molti scienziati perdono un sacco di tempo cercando di far accettare il proprio lavoro da Cell, Science o Nature. Nello specifico aggiunge al Guardian: «Senza articoli pubblicati su quelle riviste sarebbe stata dura per me mettere piede in certe istituzioni élitarie nel mio post-dottorato».

Sebastian Springer, biochimico alla Jacobs University di Bremen – che ha lavorato con Schekman alla University of California, Berkeley –concorda che ci siano dei grossi problemi nel settore delle pubblicazioni scientifiche, ma che non esistono alternative migliori.

«Il sistema non è meritocratico. Su quelle riviste non ci sono necessariamente i lavori migliori. I curatori non sono scienziati professionisti, sono giornalisti – cosa che non è necessariamente un grosso problema – ma spingono sulla novità dei lavori piuttosto che sulla loro solidità scientifica». Springer sostiene che non è sufficiente che i singoli scienziati prendano una posizione in quanto sono di fatto sovvenzionati, premiati e selezionati nella misura in cui pubblicano su tali riviste.

«Solo comitati selezionatori da tutto il mondo dovrebbero riconoscere il peso e l’utilità dell’argomento pubblicato».

Philip Campbell, curatore capo di Nature, dichiara che la rivista ha lavorato con la comunità scientifica da oltre 140 anni ed il sostegno che riceve dagli autori e dai revisori è l’unica conferma della quale hanno bisogno. Ed ha aggiunto: «Selezioniamo i lavori da pubblicare su Nature sulla base della loro rilevanza scientifica. La cosa può avere come effetto un impatto sull’essere citati e l’attenzione da parte dei media, ma i curatori di Nature non sono guidati da tali considerazioni e non possono prevederle, neanche se lo volessero».

«La comunità dei ricercatori, nel valutare un lavoro, tende a dare troppo peso alla rivista sulla quale esso appare od al fattore impatto della rivista stessa. In un’indagine condotta quest’anno dal Nature Publishing Group su un campione di oltre 20.000 scienziati, i 3 principali fattori in base ai quali decidere a quale rivista inviare il proprio lavoro scientifico, erano:
  1. La reputazione della rivista;
  2. la rilevanza del contenuto della rivista relativamente alla branca scientifica specifica del lavoro da inviato;
  3. Il fattore impatto della rivista.
Sia io che i miei colleghi abbiamo manifestato più e più volte – sia sulle pagine di Nature che altrove – le nostre preoccupazioni per la sopravvalutazione del fattore impatto».

Monica Bradford, direttore esecutivo di Science, ha dichiarato: «Abbiamo una grossa diffusione e stampare delle pagine “superflue” ha un costo economico che incide molto… Il nostro gruppo editoriale è impegnato nel garantire una piena valutazione da parte di colleghi di pari livello grazie alla quale si selezionano quali lavori pubblicare sulla nostra rivista.

Non c’è nulla che interferisce artificialmente sulla frequenza di accettazione, che semplicemente riflette lo scopo, la missione, della nostra rivista».

Emilie Marcus, curatore di Cell, ha infine sostenuto che «Dal momento del lancio della nostra rivista, avvenuto 40 anni fa, Cell si è focalizzata sul fornire un punto di vista editoriale molto forte, con autori del miglior livello e curatori informati ed attenti ed una revisione rapida e rigorosa condotta da pari e composta da eminenti ricercatori universitari con un sofisticato sistema di controllo qualità. La raison d’etre di Cell è essere al servizio della scienza e degli scienziati e se non forniamo materiale che abbia valore, sia per gli autori che per i lettori, la rivista non avrebbe successo. Per noi una simile filosofia è un principio fondante e non un lusso».

Ian Sample

Traduzione per EFFEDIEFFE.com a cura di Massimo Frulla, revisione di Lorenzo de Vita

Fonte > The Guardian

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