La scienza riconosce: la molecola, derivato della vitamina A, potrebbe costituire la base per la lotta al cancro in due casi.

L'acido retinoico, il bistrattato "beverone" del professor Luigi Di Bella, è utile contro il cancro. La molecola, un derivato della vitamina A, potrebbe costituire la base per una innovativa terapia di due tumori maligni: il cancro della mammella e quello della prostata, ma non solo. A compiere la scoperta, pubblicata sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, sono stati i ricercatori della Sapienza coordinati da Elio Ziparo in collaborazione con il Comprehensive Cancer Center di Cleveland (Ohio).

Proprio a ridosso del decimo anniversario della sua morte, avvenuta il 1 luglio 2003, il fisiologo modenese ideatore di una contestata cura anticancro, basata su acido retinoico, somatostatina e melatonina, s'è preso dunque una rivincita nei confronti dei suoi detrattori, in linea con quanto si lasciò sfuggire poco prima di morire: «Prima o poi - disse - dovranno sbattere il muso contro la mia terapia». Di Bella includeva da decenni l'acido retinoico nella cura di tutti i tipi di tumore, ritenuto da lui "capace di stimolare l'apoptosi, l'autodistruzione delle cellule neoplastiche".

Con questa affermazione aveva fatto infuriare gli oncologi secondo cui la sostanza è utile nella sola leucemia promielocitica. Sfidando quelle indicazioni, Di Bella faceva invece un uso ampio dell'acido, diluito in una soluzione a base di vitamina E e beta-carotene, e lo prescriveva per tutti i tumori assieme ad altri farmaci, come continuano a fare i medici dibelliani. A chi lo contestava rispondeva: "Se io uso l'acido retinoico perché ritengo sia utile, non lo devo sottoporre a una commissione: me lo ha detto la scienza che è utile, non un partito politico. Ho prescritto e continuerò a prescrivere certi farmaci perché un medico onesto lo deve fare se vuole ottenere buoni risultati. La medicina come scienza supera ogni cosa". Parlò così nel 1997 in un convegno medico svoltosi a Fanano, nel cui cimitero riposa, e poco prima che scoppiasse l'omonimo caso. Oggi la rivalutazione, sia pure indiretta. I ricercatori hanno dimostrato che stimolando un recettore presente nelle cellule cancerose (il TLR-3, una molecola chiave della risposta immunitaria) si innesca la produzione di specifici microRNA.

Queste molecole rendono le cellule sensibili all'azione dell'acido retinoico. A seguito del trattamento con la sostanza, si legge nell'abstract, "le cellule neoplastiche vanno incontro all'autodistruzione, attraverso un processo di morte cellulare programmata definito apoptosi, sia in vitro sia in vivo". L'apoptosi, dunque, e non solo nella leucemia promielocitica. "Gli effetti dell'acido retinoico su alcuni tipi di tumore sono noti da tempo - chiarisce Ziparo - ma non era ancora chiaro il meccanismo per rendere tutte le cellule neoplastiche sensibili alla sostanza". Eppure pochi anni orsono un gruppo di ricercatori del Policlinico S. Matteo di Pavia avevano dato ragione su questo a Di Bella, pubblicando uno studio in cui si metteva in evidenza l'eccezionale ruolo della sostanza.

Vi si legge: «Benché la somministrazione di acido retinoico abbia ottenuto risultati più promettenti nel trattamento delle malattie ematologiche, che rappresentano il principale campo di indagine, nuove interessanti prospettive sul suo effetto differenziativo si sono aperte anche nello studio di altre patologie". Il Comprehensive Cancer Center di Cleveland è diretto dal professor Carlo Maria Croci, cofirmatario della scoperta. Lo stesso che nel 1999 dichiarò: "In Italia, ogni paio d'anni, qualche stregone salta su dicendo che cura il cancro. L'hanno fatto per molti anni diversi individui e l'ultimo dl questa lunga serie di stregoni è Di Bella».

di Vincenzo Brancatisano

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