A dieci anni di distanza, la cura Di Bella torna a scontrarsi con la politica. Questa volta è Giuseppe Di Bella, medico e figlio dell’oncologo che inventò il metodo alternativo per curare i tumori, a lanciare un allarme e una pesante critica all’indirizzo del governo. Il bersaglio è una norma contenuta nella Finanziaria 2007, che impedisce ai medici di prescrivere farmaci al di fuori dal loro uso previsto. Pena l’esclusione dall’ordine professionale. 
«È una legge che disattende tutte le basi morali e scientifiche della professione medica - ha attaccato ieri mattina a Bolona Di Bella -, vanifica il giuramento di Ippocrate, la deontologia professionale italiana, i postulati etici internazionali e le norme della medicina basata sull’evidenza». 
Curare malattie con farmaci utilizzati in modo non previsto dal prontuario è una delle pratiche più diffuse, a partire proprio dal metodo Di Bella, che prescrive sostanze come somatostatina, melatonina e vitamina D per la cura delle forme tumorali. In Italia, al momento sono circa 10.000 ogni anno le persone affette da tumore che si affidano alla cura inventata da Luigi Di Bella. Riferisce il figlio Giuseppe che con la cura Mdb si hanno il «70% di casi di guarigione e il 10% di stabilizzazione, con buone condizioni di vita e lavoro, a fronte del 36% ottenuto con le cure normali».
Di Bella a Bologna trova sponda nei consiglieri comunali di Forza Italia, Lorenzo Tomassini e Aldo Zechini D’Aulerio: verrà presentato un ordine del giorno «aperto anche alla sinistra» in cui chiedere al gorverno il ritiro della norma