Diritto di cura, diritto alla terapia Di Bella nel tentativo di sconfiggere un tumore. E’ quello sancito dal tribunale catanese con una ordinanza firmata dal dott. Riccardo Camilleri della sezione lavoro con la quale in base al ricorso presentato dall'avv. Carmelo Faraci per conto di un paziente si ordina alla Usl 3 «di fornire gratuitamente i farmaci indicati per il periodo necessario dal trattamento con protocollo Multiterapia Di Bella».
Un risultato che cotìtuisce per R.R. la fine di un incubo e il diritto alla speranza. Per lui, 60 anni, disoccupato a causa della malattia, la multiterapia Di Bella sta rappresentando l’unica valida cura per combattere una grande massa tumorale addominale scoperta nel 1998. Nello stesso anno l'uomo fu sottoposto ad adrenalectomia e successivamente a un trattamento chemioterapico tradizionale per circa seì mesi.
Un trattamento chirurgico e poi chimico che sembrava aver sconfitto il cancro fino al 2004 quando sottoposto a una TAC si scoprì che l’uomo mostrava una ripresa della malattia stavolta a carico del 
fegato. Da qui, vista l'impossibilità di ricorrere a un nuovo intervento chirurgico e l'inutilità provata di una nuova chemioterapia, il ricorso alla multiterapia Di Bella utilizzata a Catania dal dott Nunzio Michele Cosentino.
Una cura cominciata nel maggio dell'anno scorso che ha riaperto alla speranza il cuore dell'uomo e dei suoi familiari, che lo aiutano conme possono. R.R. infatti comincia a stabilizzarsi: la massa tumorale si blocca e lui comincia piano piano a tornare alla vita: riesce ad abbandonare il letto in cui era costretto, riprende ad alimentarsi. C'è solo un grosso «ma»: i costi. La multiterapia Di Bella, un cocktail di farmaci fra i quali compare pure la famosa somatostatina, costa infatti oltre 1000 euro mensili: una cifra che l’uomo non può assolutamente pagare. Per questo si rivolge al servizio sanitario nazionale che però rifiuta di erogare gratuitamente i farmaci. E poi si rivolge alla legge.
Ma - ha argomentato il giudice, premessa la necessità «certificata» della cura, e della cura Di Bella in particolare - le perplessità dell'azienda sanitaria possono essere superate poiché «la classificazione dei farmaci effettuata dalla commissione unica dei farmaci ha natura giuridica di atto amministrativo e può dunque essere disapplicata dal giudice quando risulti lesiva del diritto alla salute previsto dall'art.32 della Costituzione; nel caso in esame il fatto che i farmaci indicati non siano collocati fra i farmaci a totale carico del servizio sanitario nazionale deve considerarsi lesivo del diritto alla salute». Il giudice ritiene infinte «aggirabile» anche la norma che vieta l'erogazione della cura Di Bella al di fuori delle sperimentazioni, varata nel 1998 poiché «il divieto previsto da questa norma deve intendersi riferito alla sola fase della speciale sperimentazione ormai conclusasi». Dunque, il giudice conclude che «deve riconoscersi il diritto del ricorrente a ricevere gratuitamente dall'azienda sanitaria i farmaci».

 

TERAPIA E POLEMICHE

Della terapia Di Bella, un medico di Linguaglossa morto a Modena nel 2003, si cominciò a parlare nel 1996 quando un libro attirò l'attenzione sull'anziano ricercatore e sul suo protocollo di cura. Dopo polemiche e denunce, nel '98 l'allora ministro della sanità Rosy Bindi decise la sperimentazione della terapia. Gli esiti furono però giudicati negativi ma il giudizio rinfocolò le polemiche. Recentemente il ministro della Salute Storace ha auspicato un approfondimento della terapia Di Bella: l'applicazione della cura, continuata dai successori, ha portato - dice - a risultati incoraggianti.