Giuseppe Di Bella, figlio del medico che ha ideato la discussa terapia antitumorale basata sull’inibizione dei fattori di crescita neoplastici, torna all’attacco e chiede al Consiglio superiore di sanità di poter partecipare alla commissione di revisione della sperimentazione sulla cura Di Bella. La sua richiesta è stata resa nota proprio ieri, durante la conferenza stampa organizzata per la presentazione del convegno "Somatostatina e melatonina in oncoterapia", che si terrà Milano sabato 19 al Palazzo delle Stelline. «Con la sperimentazione sul metodo messo a punto da mio padre - ha detto Giuseppe - qualcuno ha voluto stabilire che la terapia Di Bella non funziona e non ha mai funzionato. Peccato che un verbale dei Nas affermi che 1048 pazienti che hanno partecipato a quella sperimentazione hanno assunto un farmaco imperfetto, cioè scaduto, e perciò privo di caratteristiche terapeutiche. E peccato che a quei pazienti insieme ai retinoidi, alla somatostatina e alla melatonina sia stato somministrato un elemento cancerogeno, l’acetone». «Attualmente - ha aggiunto Di Bella - sono almeno 15 mila i pazienti in cura con la terapia Di Bella che oltre 100 medici praticano in Italia. Ci sono 23 mila 465 studi che, pubblicati dalla National Library of Medicine, dicono che funziona e 2 mila sentenze emesse dal 2000 ad oggi che, corredate da analisi che certificano la remissione o il miglioramento della malattia, sono servite ad altrettanti pazienti che hanno fatto ricorso per essere rimborsati dalle Asl».
A Giuseppe Di Bella replica il professor Alberto Scanni dell’Associazione italiana oncologi medici (Aiom) - primario all’ospedale Fatebenefratelli di Milano e all’epoca membro della Commissione oncologica nazionale incaricata dei test sul cocktail e a capo della sperimentazione parallela condotta in Lombardia - secondo il quale «nella sperimentazione della terapia anticancro Di Bella condotta nel 1997 tutto era in regola. E tutto fu fatto secondo le indicazioni del professor Luigi Di Bella».