Dott. Castellari Sigerio      4 Novembre 2008
Specialista in Oncologia Generale, Medicina del Lavoro,
Radiologia e Terapia Fisica

Caso clinico relativo alla paziente M. S., di anni 64, operata in passato per “carcinoma in situ della Mammella “ sinistra e in seguito curata per “ recidiva in operata per tumore maligno dell’ Ovaio “ destro .

Sintesi Anamnestica Oncologica del caso in esame:
Settembre 2001 - per comparsa di una formazione nodulare al seno di sinistra, veniva praticata una Ecografia che evidenziava la presenza di una formazione nodulare con microcalcificazioni.
10.01.2002 - una Ecografia Mammaria evidenziava un aumento volumetrico della formazione nodulare del Seno di sinistra la quale, sottoposta ad agoaspirato diagnostico il 16.01.’02, non mostrava atipie cellulari.
12.02.2002 - Per chiarire meglio il quadro mammario veniva eseguita una nodulectomia , che l’ esame istologico diagnosticava “Carcinoma lobulare in situ”.
28.01.2004
- Per comparsa di dolenzia all’ Ipogastrio, le veniva praticata una Ecografia ginecologica per via transvaginale, che evidenziava un Utero fibromatoso con nodulazioni miomatose.
Un controllo Ecografico all’Addome eseguito il 10.05.2004 non evidenziava processi espansivi di natura neoplastica.
Dal 24.06 al 30.07.2004 veniva ricoverata al Policlinico di Modena dove una TC Torace del 6.07.2004 non mostrava lesioni parenchimali in atto; la TC Addome documentava la presenza di ascite, un Utero aumentato di volume con aspetti bozzuti e presenza di linfoadenomegalie.
21.07.04 - Eseguita una laparotomia esplorativa che accertava la presenza di “abbondante ascite e carcinosi peritoneale con quadro di congelamento della Pelvi “; una omentectomia a scopo diagnostico accertava la presenza di “Infiltrazione di Adenocarcinoma di origine ovarica.”
Dal 30.07 al 30.11.2004 veniva sottoposta a Chemioterapia Neoadiuvante ( Carboplatino + Taxolo ) per 6 cicli.
15.12.2004 - un controllo mediante TC Addome evidenziava un Utero fibroleiomiomatoso, mentre non erano visualizzabili gli annessi ovarici.
24.02.2005 - Veniva sottoposta nell’ Policlinico di Modena a Isteroannessiectomia totale e il successivo esame istologico diagnosticava un “Adenocarcinoma scarsamente differenziato dell’ Annesso di sinistra”. Classificazione T3b N1 Mx – Stadio III°.
Dal 02.04 al 30.06.2005 praticava Chemioterapia Adiuvante ( Carboplatino + Taxolo ) per 3 cicli, male tollerata per comparsa di effetti collaterali ed un peggioramento di alcuni esami ematochimici ( VES e fosfatasi alcalina ).
Il 04.10.2005 la paziente, preoccupata di essere sottoposta ad altri cicli di Chemioterapia, si recava privatamente ad una visita da un Medico che le prescriveva un piano terapeutico secondo il Metodo Di Bella ( M.D.B. ) che la paziente sta seguendo tuttora.
20.02.2006 - veniva eseguita una PET che non dimostrava reperti patologici. 31.08.2006 - Una TC Addome non documentava lesioni patologiche di tipo espansivo.
21.12.2006 - Una Scintigrafia con Octreoscan non evidenziava accumuli patologici riferibili a lesioni ripetitive in atto.
In data 09.01.2007 veniva richiesta una indagine immunoistochimica per farmacogenomica all’ Istituto di Anatomia Istologia e Citologia Patologica del Policlinico di Modena che documentava una positività dell’ NSE nelle cellule neoplastiche esprimenti la presenza di componenti neuroendocrini che giustificano la prescrizione di Octreotide a norma della Nota AIFA 40.
10.12.2007 - Una Scintigrafia Ossea, confrontata con analoga del 12.03.2007, faceva riscontrare una netta riduzione dell’ intensità della ipercaptazione descritta a livello della VI^ Costa di sinistra e dello Sterno.
28.03.2007 e 26.09.2007
- TC Torace e Addome, confrontati con l’ esame del 15.12.2004, non evidenziavano lesioni focali di natura sostitutiva.
30.11.2007 - Ad un controllo Oncologico Ospedaliero veniva preso atto che la paziente, in cura con un protocollo terapeutico comprendente “ Octreotide “, non mostra più alterazioni dei valori dei markers CEA, CA 15.3, CA 125.
20.02.2008
- Una ECO Addome completo non evidenziava formazioni solide riferibili a lesioni sostitutive.
13.05.2008 - TC Torace e Addome con m.d.c. non ha evidenziato lesioni focali di tipo sostitutivo. Controlli Oncologici eseguiti nel Policlinico di Modena il 20.05 e 19.09.2008 non riscontravano segni obiettivi di ripresa della doppia malattia neoplastica.

Esame Critico del caso
Il Tumore maligno ovarico è la seconda più comune forma neoplastica ginecologica con una incidenza di poco superiore all’ 1 % , ma in aumento con comparsa annuale di circa 17 nuovi casi su 100.000 donne.
Questo tumore viene definito il “ Killer silenzioso “ in quanto è, soprattutto negli stati iniziali, asintomatico, e quando la sintomatologia è evidente, nel 75% dei casi il tumore è ormai in fase avanzata.
La probabilità di guarigione e la scelta del trattamento dipendono prevalentemente dallo stadio del tumore.
Quando il tumore è limitato alle ovaie, come nel I° Stadio della malattia, è sufficiente ricorrere alla istero-annessiectomia parziale o totale; nel II° Stadio è necessario completare l’ intervento di istero-annessiectomia bilaterale con l’ omenctectomia e l’ asportazione delle linfoghiandole loco-regionali; nella malattia avanzata, III° o IV° Stadio, si ricorre all’ intervento chirurgico per rimuovere più tessuto neoplastico possibile al fine di rendere più efficaci le terapie successive.
Allo stato attuale la Radioterapia non aggiunge nulla in termini di aumento della sopravvivenza rispetto alla terapia farmacologica.
La terapia sistemica intrapresa nei centri Oncologici Ospedalieri comporta l’ impiego di farmaci citotossici che dovrebbero distruggere tutte le cellule neoplastiche, ma purtroppo danneggiano il nostro sistema emopoietico riducendo le difese organiche, oltre a svolgere effetti tossici su parenchimi come i reni ed il Fegato, che limitano il loro impiego alle dosi ritenute efficaci o se usati per lunghi periodi.
Sono attualmente in corso alcuni studi clinici per valutare l’efficacia di nuove modalità terapeutiche quali la “ terapia biologica “ che mira a stimolare le difese naturali dell’ organismo per combattere il tumore attraverso la somministrazione di sostanze prodotte dall’ organismo stesso oppure di origine sintetica.
La funzione di tali sostanze è quella di stimolare, orientare o ripristinare il sistema immunitario dell’ organismo a difendersi dalla malattia .
La M.D.B. è un modo di curare il tumore maligno con l’ impiego di farmaci i cui principi biologici hanno lo scopo di identificare e aggredire determinate cellule tumorali, senza danneggiare le cellule sane e potenziare lo stato immunitario dell’ organismo.
Da quando la paziente ha cominciato a curarsi con il M.D.B. (4.10.2005) la malattia neoplastica ovarica era recidivata e si trovava clinicamente già in uno stato avanzato con un Performance Status al 70 – 80 % del normale.
Dopo una apparente regressione della malattia registrata a seguito della Chemioterapia Adiuvante, la paziente rifiutava di sottoporsi ad altri trattamenti chemioterapici proposti in Ospedale per la ricomparsa di una ripresa del male, come documentato dal peggioramento degli indici tumorali ematochimici, e per il timore di affrontare tutti gli effetti collaterali da intolleranza già sperimentati in corso di simili precedenti trattamenti .
Da quando la paziente si sta curando con M.D.B. non accusa più disturbi e non sono rilevabili segni di recidiva neoplastica.
La paziente, dopo aver rifiutato di sottoporsi ad altri trattamente antineoplastici proposti nel Centro Oncologico Ospedaliero, si rivolgeva ad un Medico che le prescriveva il protocollo terapeutico M.D.B. che comportava l’ uso sinergico di diverse molecole che agiscono attraverso un meccanismo d’ azione recettoriale differenziante, citostatico, apoptotico, antiprolifrativo, antiangiogenetico e potenziante l’ attività immunitaria.
L’ uso della Ciclofosfamide, ad una minima dose giornaliera di 50 o 100 mg , assunta contemporaneamente ad altri componenti del M.D.B. come la Melatonina, la Vitamina E, i Retinoidi, la Vitamina C e D 3, per la loro azione mieloprotettiva, antidegenerativa e trofica sui parenchimi e tessuti non ha causato alcuna tossicità midollare, epato-renale, cardio-circolatoria o neurologica né depressione del sistema immunitario.
La paziente, la quale sta praticando ancora la M.D.B., non presenta clinicamente segni di malattia e il suo attuale stato di benessere le permette di accudire la sua famiglia.
Premesso che l’ Adenocarcinoma Ovarico al III° Stadio non è guaribile, ma solo curabile per rallentare la sua evoluzione ed allontanare la sua prognosi infausta.
La Chemioterapia eseguita nei Centri Oncologici Ospedalieri non consente di ottenere successi a lungo termine, ma solo degli arresti temporanei della malattia.
L’ uso della Chemioterapia con Carboplatino e Taxolo negli ultimi anni ha incrementato la sopravvivenza mediana in caso di malattia avanzata passando dai 10 – 12 mesi degli anni settanta ai 37 mesi del 2000.
Purtroppo la Chemioterapia è caratterizzata anche da alcuni effetti collaterali come la reversibile caduta dei capelli, nausea e vomito , ben controllati dai farmaci a disposizione, la comparsa di effetti tossici sul Midollo Osseo come la leucopenia e di neuropatie dovute all’ effetto del Taxolo sui nervi periferici.
Dai dati statistici riportati in letteratura si apprende che la percentuale di donne con Adenocarcinoma al I° Stadio che sopravvivono a 5 anni varia dal 70 al 100 % in base al grado del tumore e del 50 – 70 % per le pazienti con tumore al II° Stadio; raramente superano i 3 anni le pazienti con Adenocarcinoma al III° o IV° Stadio sottoposte a Chemioterapia postoperatoria; in caso di recidiva dopo risposta anche completa alla Chemioterapia Complementare la sopravvivenza a 5 anni è inferiore al 40%. Sono in corso presso importanti centri di ricerca esperimenti terapeutici con i cosiddetti “farmaci intelligenti”, i “farmaci monoclonali”, da utilizzare in protocolli razionali più mirati.
E’ auspicabile si modifichi il concetto molto pragmatico dell’ uso di rigidi protocolli polichemioterapici, uguali per tutti, verso una terapia ritagliata sul malato (c.d.“tailored therapy”) sempre più efficace nel controllo della patologia neoplastica e caratterizzata da poco o nulla tossicità biologica. Ciò non è soltanto gratificante sotto il profilo etico, ma anche socialmente rilevante, quando si consideri il numero di persone restituite alla collettività e il numero di ore di lavoro non perdute per malattia o per gli effetti tossici delle chemioterapie convenzionali.
Nel nostro caso però è ancora prematuro parlare di guarigione definitiva, cioè in senso anatomopatologico.
Anche se in corso di terapia si realizzano ottime condizioni di salute dal punto di vista soggettivo, non si può escludere la possibilità che la malattia possa subire ricadute.
Stando agli attuali concetti di valutazione dei risultati terapeutici, almeno per quanto riguarda una lesione tumorale non completamente eradicabile chirurgicamente, è un notevole risultato prolungare la sopravvivenza del malato mantenendolo nelle condizioni migliori in modo di poter convivere col suo male senza apprezzabili limitazioni psicofisiche inabilitanti.
Attualmente sono trascorsi ormai 3 anni da quando la signora M. S. si sta curando con M.D.B. per la recidiva di un Tumor Maligno Ovarico.
Lo stato di “quiescenza non letifera” della malattia non ci autorizza pertanto a rallentare la guardia o sospendere definitivamente le cure in corso di cui risulta evidente, oltre ogni dubbio, la sorprendente efficacia.
Pertanto essendo moralmente doveroso e scientificamente corretto utilizzare terapie con favorevole profilo tossicologico e provata potenzialità antitumorale, emerge evidente la necessità che la signora M.S. continui a curarsi col Metodo Di Bella i cui componenti farmacologici trovano in letteratura ampio riscontro delle loro proprietà antitumorali senza provocare spesso invalidanti effetti collaterali.
Sigerio Castellari