Bisogna rimborsare le cure mediche a due pazienti che si sono curati con il “metodo Di Bella”. Arriva l’ennesima ordinanza favorevole della magistratura a favore del medico modenese che negli anni Novanta ha spaccato l’opinione pubblica con la terapia alternativa per il trattamento dei tumori. Questa volta, ad essere obbligata al pagamento è l’Asl di Foggia, che a questo punto dovrebbe rimborsare le spese sostenute dai pazienti ricorsi al cocktail di farmaci messo a punto dal medico scomparso nel 2003.

Da allora, sono centinaia i ricorsi avviati da pazienti che si sono rivolti alla rete di specialisti che si ispirano al suo modello di cura, basata sul mix di di farmaci, ormoni e vitamine. Il caso foggiano è stato portato avanti dall’avvocato Gianluca Ottaviano, che ha avuto ragione dinanzi alla decisione del giudice Mario De Simone, grazie anche al parere favorevole della relazione tecnica del perito nominato.

Tra i punti decisivi della decisione che impone all’Asl il pagamento del risarcimento, l'”efficacia” dei farmaci associati alla cura: “I farmaci associati alla cura con il metodo Di Bella – è riportato nella ordinanza – si sono rivelati efficaci e insostituibili, essendo fallite le prescrizioni terapeutiche offerte dalla medicina ufficiale. Inoltre una terapia farmacologica è indispensabile se è efficace ed è insostituibile se, per le particolari condizioni del soggetto, gli altri farmaci del prontuario dovessero risultare incompatibili o concretamente inefficaci”.

Persino l’accusa sul “giro di affari” della terapia il giudice taglia corto: “La cura Di Bella – ribadisce il magistrato – risponde al principio dell’economicità poiché i farmaci di questa terapia hanno un costo inferiore rispetto a quelli del circuito oncologico ufficiale”. Il caso foggiano, che ha coinvolto due donne – madre e figlia – alle prese con un tumore al seno, nasce dalla necessità di trovare cure alternative dopo il fallimento della chemioterapia. Fino al “miglioramento effettivo” raggiunto con il “metodo Di Bella”, esplicitato persino nella sentenza del giudice.


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