Il professor Luigi Di Bella, siciliano di Linguaglossa (Catania) ma modenese di adozione, morì con un dolore immenso nell’anima. Quello di vedere la propria “cura per il cancro” affondata da migliaia di critiche, di vessazioni e anche di insulti, talvolta, che lo definirono “ciarlatano”. Senza alcun rispetto perchè un uomo di 90 anni raramente parla senza cognizione di causa. Succedeva più di 15 anni fa. Il metodo ideato dall’anziano professore aveva un merito enorme: quello di cancellare tutti i sintomi della malattia e di permettere ai pazienti oncologici di condurre una vita normale e priva di dolori. Il professore giurava che il metodo poteva anche guarirli, ma non tutti ce la facevano. Alcuni morivano comunque, ma morivano dignitosamente, senza le atroci sofferenze date dalla chemio. Morto Di Bella, la sua cura ha continuato a esistere. Il figlio Giuseppe, medico anche lui, l’ha portata prima all’estero, l’ha migliorata e infine ha ottenuto il permesso di sperimentarla anche in Italia. Pare che siano centinaia le persone che affollano lo studio di Giuseppe Di Bella per parlare della cura. Una cura che non va bene per tutti, che va consigliata in base alla situazione ma che ha già ottenuto grandi successi. Un avvocato pugliese parla della moglie, malata di tumore al seno e oggi completamente guarita. Altri parlano di persone al quarto stadio del tumore che tornano a vivere una vita normale. Di Bella concede gratuitamente i suoi consulti, si paga solo la prima visita poi nulla più. I farmaci usati sono quelli “tanto discussi” usati anche da suo padre e che, a distanza di anni, dimostrano che la cura funzionava. Molti tribunali, in Puglia, in Toscana e nel Lazio, hanno ordinato alle ASL di finanziare il trattamento, dunque lo riconoscono valido anche loro. Bisognava solo avere pazienza, un altro pizzico di fiducia, e soprattutto rispetto per le competenze di un uomo che aveva passato la vita a fare la guerra al cancro.

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