Vi raccontiamo la storia di Barbara, 39 anni, guarita da un linfoma di Hodgkin con la multiterapia Di Bella. Barbara a 30 anni ha affrontato 4 cicli di chemioterapia, ma dopo soli tre mesi si è ammalata di nuovo...

Barbara Bartorelli ha 39 anni e due figlie. E’ guarita da un linfoma di Hodgkin seguendo la multiterapia Di Bella.

Non si nasconde dietro un nome di fantasia, vuole che la notizia della sua battaglia vinta arrivi a più gente possibile. Ha partecipato anche allo speciale tivù su Sky nel 2005, fra gli ospiti c’era Silvio Garattini.

Barbara, quando si accorse del linfoma?

“Avevo 29 anni, era appena nata la mia seconda figlia. Dopo il parto stavo malissimo: ebbi la febbre per 40 giorni. Ero al Sant’Orsola di Bologna, mi curarono con antibiotici e cortisone”.

E poi?

“La febbre non passò, avevo anche una brutta tosse. Il medico si insospettì, feci una lastra, gli esami del sangue, quindi la tac. Poi un intervento dolorosissimo: l’ asportazione del linfonodo sotto il collo…”

La diagnosi?

“Linfoma di Hodgkin, per fortuna, fra i linfomi, il meno aggressivo”.

Cosa le dissero i medici?

“Di fare 4 cicli di chemioterapia, accettai. Ma dopo soli tre mesi dall’ultimo ciclo ebbi una recidiva, ero disperata. In ematologia mi avevano spiegato che il protocollo sarebbe cambiato, che la cura che avevo fatto non era servita a nulla. Avrei dovuto togliere un altro linfonodo. E ricominciare…”

L’ha tolto?

“No, ero distrutta, non capivo, i medici cominciarono a parlare di un piano B. Mi dicevano che il linfoma avrebbe potuto trasformarsi in una leucemia e che avrei dovuto fare un autotrapianto di cellule staminali”.

Perché non ha accettato?

“Non mi fidavo più. Mi avrebbero abbassato completamente le difese immunitarie e riempito di antibiotici… Pensavo che sarei morta di questo, ero in preda al panico”.

E poi cosa successe?

“Piano piano cominciai a informarmi, volevo andare a fondo, capire cosa fosse andato storto. Un giorno piansi davanti a mia madre e le dissi ‘se ci fosse ancora Di Bella…’. Lei mi strinse forte, mi rassicurò. Disse che mi avrebbe accompagnata dal figlio del professore (non sapevo neanche che il figlio continuasse ad applicare il metodo del padre).

Poi?

“Portai la mia cartella a Di Bella, lo ascoltai. Era un martedì, il giovedì avevo già iniziato la cura. In ospedale mi diedero della cretina e della pazza, ma in senso affettuoso, si erano affezionati a me, si era creata confidenza…

Che tipo di cura?

“Alcuni farmaci sono uguali per tutti i tumori, la maggior parte no. Capii perché la chemioterapia non era stata efficace nel mio caso”.

Per quanto tempo?

“La tac che feci dopo i primi tre mesi dimostrò che ero guarita, non c’era traccia del linfoma. Ne feci un’altra dopo altri sei mesi, risultato identico”.

Smise la terapia?

“Sì, da allora solo controlli. Non avevo ancora 32 anni, oggi ne ho 39”.

Quanto le è costata la cura Di Bella?

“In otto mesi ho speso 15mila euro, quasi duemila euro al mese”.

Rimborsi?

“Ho fatto ricorso alla Asl di Bologna, l’azienda sanitaria impugnò la sentenza. Presentai altre carte, l’avvocato dimostrò che le cure oncologiche tradizionali erano state un fallimento (infatti mi avevano consigliato di fare un autotrapianto) a quel punto vinsi ma non sono riuscita a recuperare tutta la cifra…”

Però ora sta bene.

“Ringrazio Dio. E Di Bella”


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