Al tempo fece molto scandalo, e fu screditato dalla medicina ufficiale in modo così aspro che nemmeno il dubbio su eventuali tornaconti trovò più 
spazio. Il caso era chiuso. 

Ma il lavoro dell’equipe Di Bella non si è mai interrotto e a distanza di trentadue anni dalla prima pubblicazione del professore, il Metodo Di Bella (MDB) è più in forma che mai. 
L’eccezionalità del metodo deriva in particolar modo dal fatto di essere in grado di risolvere da solo, totalmente e stabilmente, tumori maligni non operati, né sottoposti previamente a chemio o radioterapia, unico caso di terapia alternativa a quella ufficiale che abbia dato, finora, esiti così positivi. 

I risultati della sua applicazione, pubblicati su riviste medico-scientifiche internazionali, anche grazie alla umile caparbietà del figlio medico Giuseppe, sembrano davvero consistenti. Purtroppo, non riescono ad oltrepassare la prepotente barriera degli immensi e obliqui interessi finanziari, al punto da impedire che i prodotti del prof. Di Bella vengano dispensati dal Servizio Sanitario Nazionale. 

Dal sito dedicato al metodo si possono visionare tutti i documenti, autorevoli, che attestano l’assoluta efficacia della terapia. 
Diversi sono i congressi che continuamente richiedono la presenza del dott. Di Bella perché possa illustrare metodo e aggiornamenti, le cui relazioni sono ogni volta sottoposte a verifica di comitati scientifici, composti anche da premi Nobel come il prof. Andrew Schally (Nobel per la Medicina, 1977). 

Nel congresso del 24 giugno 2010 ad esempio (solo poco più di due mesi fa) nessuno nel pubblico dibattito e nel confronto congressuale ha potuto o saputo contestare nulla delle basi scientifiche, del meccanismo d’azione, dei risultati clinici ottenuti. La statistica di 553 casi è stata accettata, valutata attendibile, presentata e pubblicata, rilevando alcuna tossicità significativa in tutti i casi trattati. La terapia, dunque, non solo sembra funzionare, ma addirittura non produrrebbe effetti collaterali, come minimo fastidiosi, provocati, invece, dalla chemioterapia. 

E’ bene ricordare che “scopo del MDB è cercare di superare l’elevata tossicità e la limitata efficacia delle attuali terapie mediche del cancro valorizzando molecole biologiche di elevata efficacia e bassa tossicità oggi sottovalutate in oncoterapia, il cui documentato effetto antitumorale è esaltato dal reciproco sinergismo”. 

Quanto alla medicina ufficiale, i numeri indicano che la sopravvivenza al tumore maligno è essenzialmente dovuta alla chirurgia, il cui riscontro è del 29% a cinque anni, di cui solo il 2,5% è dovuto alla chemio. Riviste specialistiche autorevoli confermano la sostanziale inefficacia della chemioterapia. Ma questo “infelice” dato viene volutamente censurato nelle statistiche oncologiche diffuse al pubblico. 

Inoltre è da sapere che, generalmente e secondo un criterio internazionalmente condiviso, per risultati inferiori al 30% di esito positivo una cura si ritiene inutile, ed è noto alla comunità scientifica che solo il 2% dei malati trattati con chemio sopravvive cinque anni e appena l’1%, dieci. 

Allo stesso tempo, in Italia, la chemioterapia produce un fatturato annuo di 1.341 milioni di euro su 4.142,6 di spesa complessiva per i farmaci, ovvero un bel 32,37% di tutta la spesa dedicata (Rapporto dell’Agenzia Italiana del Farmaco, Registro farmaci oncologici sottoposti a monitoraggio, Rapporto 2007, p. 5) nonostante risultati così deludenti. Peccato che la metà dei pazienti muoia lo stesso di tumore, dopo i cinque anni, senza considerare l’alta mortalità (11%!) causata proprio dalla somministrazione chemioterapica in sè in alcuni casi di malattie linfoproliferative. 

Ad inizio 2010 si è svolto nella Repubblica di San Marino, perché unico luogo dove la terapia Di Bella veniva erogata gratuitamente, il congresso dal titolo “Terapia Biologica delle patologie neoplastiche e degenerative”, alla presenza di luminari di fama internazionale provenienti da ogni parte del mondo, tra cui il prof. Lissoni, artefice di oltre cinquecento pubblicazioni ed insignito del National Cancer Institute, il premio più prestigioso dopo il Nobel, da cui è emerso il legame quantitativo tra medicina e profitto, e quanto di questo sia doloso, oltre alla volontà da parte di centri d’interesse di tenere all’oscuro l’opinione pubblica attraverso un controllo minuzioso della stampa specialistica, e alle intimidazioni a cui sono sottoposti i medici che non si attengono alle linee guida suggerite nei reparti di oncologia italiani, oltre a porre il divieto ai medici che lavorano in ospedale di prescrivere quei farmaci anche se su richiesta specifica dei pazienti. 

Come pure da una interessante intervista di Sabrina Giannini per Report risulta chiaro come la medicina ufficiale faccia ostruzionismo per mantenere intatti i centri di potere, screditando chiunque tenti di cambiare lo stato delle cose. Chi non è specialista non è in grado di capire quanto di vero e falso ci sia nelle affermazioni di entrambe le parti, e speculare su questa discriminante è scorretto. Resta, però, evidente che lo spazio per un concetto di medicina a misura d’uomo, biologica, fisiologica, scientifica, etica, contrapposta alla medicina commerciale e speculativa oggi è diventato possibile. 

Forse sarebbe il caso di riprendere la questione in maniera più matura di quanto sia stato fatto dodici anni fa. 

A vantaggio di tutti.

Maurizio Fiumara