"L'Adige", 28 marzo 2008
 
Via libera alla cura Di Bella. Il tribunale obbliga l'Azienda a pagare la terapia. 
L' Azienda sanitaria dovrà pagare le spese per la cura della sclerosi multipla ispirata al controverso «metodo Di Bella». L'efficacia della terapia è stata sancita, per la prima volta in Italia, da un Tribunale, quello di Trento, che di conseguenza ha condannato l'Azienda a riconoscere le spese della cura. La sentenza chiude una lunga battaglia giudiziaria avviata da una donna di 27 anni che da cinque lotta contro la sclerosi multipla. La cura «ufficiale» non aveva dato i risultati sperati: tanto da spingere la donna a battere altre strade, fino alla terapia alternativa che si ispira ai metodi sviluppati da Di Bella e dal costo di circa 500 euro al mese.

LA SENTENZA 
Sì alla cura Di Bella per la sclerosi multipla. 
L'Azienda Sanitaria ora deve pagare. 
Secondo i giudici la terapia è stata efficace. 
Sergio-Damiani 

Per la prima volta in Italia un Tribunale, quello di Trento, ha di fatto riconosciuto l'efficacia della cura alternativa ispirata al «metodo Di Bella» per la cura della sclerosi multipla. 
L'Azienda sanitaria è stata infatti condannata a pagare le spese della terapia. La sentenza chiude una lunga battaglia giudiziaria avviata dall'avvocato Claudio Severini per conto di una donna di 27 anni che da cinque anni lotta contro una malattia terribile. La sclerosi multipla colpisce il sistema nervoso centrale, in particolare cervello e midollo spinale. Non esiste una cura definitiva universalmente riconosciuta che ne blocchi la progressione e porti il paziente alla piena guarigione. Come per altri gravi patologie, i medici procedono per tentativi per individuare la medicina che sul singolo paziente risulti più efficace. E così è stato anche la la giovane malata di sclerosi. La terapia convenzionale si basa sull'assunzione di interferone. Ma la cura «ufficiale» non ha dato i risultati sperati: non solo non ha bloccato la malattia, ma ha prodotto fastidiosi effetti collaterali. Furono gli stessi medici - ha sottolineato nel suo ricorso l'avvocato Severini - a suggerire di interrompere l'assunzione di interferone. La donna a quel punto decise di provare un'altra strada. Ormai oltre un anno fa si rivolse ad un neurologo modenese che le propose una terapia alternativa, che si ispirava ai metodi sviluppati da Di Bella, a base di melatonina e somatostatina. La donna accettò benché l'Azienda sanitaria di Trento non riconoscesse il rimborso per quel tipo di farmaci. Questo per lei comportava un vero salasso economico: 400-500 euro tutti i mesi, ma per la salute ovviamente non ci sono sacrifici troppo grandi. 
La sorpresa, positiva, arrivò nei mesi successivi: la cura dava risultati concreti, bloccando il progredire della malattia ed eliminando i pesanti effetti collaterali dell'interferone. Con in mano i certificati medici che attestavano l'efficacia della nuova cura, la donna si rivolse all'avvocato Severini per promuovere una causa contro l'Azienda sanitaria. Nel ricorso si chiedeva che venisse rispettato il principio della libertà di cura, ma anche il codice deontologico del medico: visto che la sclerosi multipla non è una malattia con una cura definitiva - si sostiene - il medico dovrebbe cercare di alleviare le sofferenze del paziente, 
rallentare il decorso della patologia e garantirne la qualità di vita migliore. Una prima battaglia la pazienta la vinse quando il perito nominato dal giudice, il professor Francesco De Ferrari di Brescia, riconobbe che nel suo caso la cura aveva dato risultati positivi. 
Sembrava fatta, ma poi la sentenza fu sfavorevole alla paziente: ricorso respinto, le cure restavano a carico della donna anche se questo di fatto dimezzava il suo stipendio. A questo punto l'avvocato Severini ha fatto ricorso in appello. Nei giorni scorsi il Tribunale con i giudici Giorgio Flaim, Giulio Adilardi e Battista Palestra - ha ribaltato la prima sentenza accogliendo il ricorso. L'Azienda sanitaria è stata condannata a pagare le cure. Il medico «discepolo» di Di Bella e la sua paziente hanno vinto la loro battaglia. L'avvocato Claudio Severini: causa per le spese pregresse.

«Decisione importante, è la prima volta in Italia» 
È soddisfatto l'avvocato Claudio Severini. Non è la prima volta che il legale, specializzato in contenziosi di natura sanitaria, promuove una causa per il riconoscimento di "cure alternative". È la prima volta, però, che vede accogliere le sue ragioni per una malata di sclerosi multipla. Sono contento soprattutto per la cliente. La cura alternativa, chiamiamola impropriamente pseudo-Di Bella, su di lei ha avuto risultati positivi: ora lavora e pratica persino attività sportiva. La terapia tradizionale a base di interferone su di lei aveva avuto invece effetti pesanti. Erano stati gli stessi medici curanti a interrompere le cure. In primo grado però il giudice vi aveva dato torto. Sono rimasto sorpreso perché la perizia ci dava ragione. Il professor De Ferrari, che è un luminare, aveva riconosciuto che la cura alternativa aveva dato risultati positivi. Per questo guardavo con ottimismo all'appello. Ma perché l'Azienda non voleva passare le cure? Sostenevano che c'erano altre cure tradizionali da provare. Ma noi abbiamo obiettato che non si poteva pensare che la paziente sperimentasse su di se tutte le altre cure, visto che già aveva trovato una terapia efficace. I giudici evidentemente hanno seguito il vostro ragionamento. È un fatto importante perché è la prima sentenza di questo tipo in Italia per la sclerosi multipla. 

Adesso cosa accadrà? L'Azienda sanitaria dovrà pagare le cure. E per le spese sostenute in passato? Vedremo se fare una causa.

Il professore
La cura si ispira alle teorie del medico e fisiologo Luigi Di Bella, morto nel 2003. Il dottore modenese salì alla ribalta delle cronache per una sua controversa cura contro il cancro. La sua terapia aveva previsto protocolli anche per le malattie neurologiche. La sperimentazione sancì, nel 1999, la sostanziale inefficacia ("inattività") del cosiddetto "multitrattamento Di Bella".