VIAREGGIO. «No, la chemioterapia non la voglio. Io ho scelto la cura Di Bella». La signora Consuelo Hernandez, origine spagnola ma ormai versiliese da tanti anni, è affetta da un mieloma multiplo. Malattia devastante, che ti obbliga a un calvario quotidiano fatto di cure continue e non sempre risolutive. All'ospedale Versilia non le lasciano molta scelta: «lei deve sottoporsi ai cicli di chemioterapia e poi al trapianto del midollo». La signora si oppone, con tutte le sue forze. Insieme al marito sceglie senza tentennamenti una cura alternativa, la politerapia sperimentata dal dottor Di Bella.
Una cura che richiede farmaci costosi per una famiglia dal bilancio normale: circa 1.500 euro al mese. La signora chiede la fornitura gratuita dei farmaci, l'Asl risponde picche. E così si arriva al braccio di ferro legale: la Hernandez si rivolge a due giovani legali viareggini, Gianluca Santini e Solange Della Maggiore che rivolgono, all'inizio dell'anno, un'istanza d'urgenza al giudice del lavoro. Che ordina subito all'Asl di erogare gratuitamente i farmaci e rimborsare la somma di 7.200 euro per le spese sostenute dalla famiglia dal gennaio 2006 (data di iunizio della cura). L'Asl però non ci sta, impugna il provvedimento e fa ricorso. Il 30 maggio la vicenda approda al tribunale civile di Lucca e i giudici, per formarsi un'opinione più completa e credibile, decidono di ascoltare un perito, il dottor Perticaroli. «Quando visitai la signora Hernandez nel settembre 2006 - ha detto il Ctu in aula - verificai che la cura Di Bella aveva manifestato la sua efficacia, determinando una riduzione della componente monoclonale (un rilevatore di gravità della malattia) da 20,6 a 6; e lo stesso valore, nell'aprile 2007, era sceso a 0,2». Basandosi su questa consulenza, i giudici lucchesi hanno respinto il ricorso dell'Asl intimando il pagamento delle spese e soprattutto la fornitura gratuita dei medicinali indicati dalla cura Di Bella. 
«Quando ho deciso per la cura Di Bella - racconta la signora Consuelo - diversi medici mi hanno opposto un severo rifiuto, affermando che quel tipo di terapia era stata invalidata dalla medicina ufficiale. Mi hanno detto chiaramente che l'unica via di uscita era rappresentata dalla chemioterapia e dal trapianto, interventi che costano tra l'altro alla sanità pubblica circa sessantamila euro, dunque una cifra ben più alta. Io ho deciso in prima persona, sono andata a Roma e poi a Bologna per saperne di più: ma davanti al rifiuto secco e deciso dell'Asl ho deciso di chiedere giustizia».
La cura Di Bella consiste nell'assunzione quotidiana di un mix di quattro farmaci e, nella notte, nella somministrazione regolata di un preparato, la Sandostatina, per mezzo di una speciale macchinetta. «Io faccio arrivare le medicine da Bologna - spiega la signora - e i risultati sono quelli che vedete, i miglioramenti sono evidenti e senza fare ricorso a terapie invasive e devastanti come la chemio e il trapianto di midollo». «La nostra cliente ha mostrato grandissimo coraggio - spiegano i legali Santini e Della Maggiore - soprattutto nel partecipare sempre alle udienze, farsi vedere dai giudici che si sono positivamente stupiti dei suoi miglioramenti. Questa sentenza, che è esecutiva, può rappresentare un importante precedente per tutte quelle persone che si trovano in difficoltà».