Il dottor Luciano Gualano sta chino su quelle carte ore e ore e questo avviene da parecchio tempo. Lo sostengono nel suo progetto Giuseppe e Adolfo, i due figli del professor Luigi Di Bella, il fisiologo modenese morto nel 2003, e i volontari dell’associazione di pazienti Aian, da sempre vicina al medico conosciuto per avere dato il nome alla terapia anticancro Metodo Di Bella. Il dottor Gualano, biologo e dal 1975 collaboratore di Di Bella, sta infatti dando forma, nelle stanze del laboratorio di via Marianini a Modena (dove Di Bella ha sempre abitato), ad un’idea nata qualche tempo fa e che ora si va concretizzando. “Abbiamo deciso di vagliare e immettere in un software tutte le prescrizioni di mio padre - spiega Adolfo Di Bella - poichè hanno un particolare valore nel permettere di penetrare la ‘ratio’ della terapia anticancro da lui somministrata ai pazienti. Tutte le sue prescrizioni erano precedute da un’attenta anamnesi, dal sunto delle risultanze cliniche, delle terapie precedentemente effettuate e della documentazione presentatagli. Costituiscono dunque un vero e proprio patrimonio di informazioni e il software ne permetterà una consultazione per patologia, per stadio della malattia, per età e per fisionomia clinica e soggettiva. Metteremo il tutto a disposizione della collettività e della comunità scientifica, ritenendo che costituisca un efficace strumento per comprendere ciò che sta alla base di una multiterapia che non a caso mio padre aveva chiamato ‘metodo’. Metodo significa mentalità, impostazione, significa approccio organico in questo caso alla malattia, approccio fondato sulla fisiologia, su una visione a 360 gradi della persona e del sapere medico che mette da parte la mediocrità culturale e scientifica. Insomma, la sua era una visione antispecialistica, che si fondava su una formidabile competenza e conoscenza delle leggi fisiologiche. Non per niente alla laurea in medicina, affiancava una laurea in chimica e una in farmacia”. Quello di cui si cruccia il dottor Gualano è che “al momento nessuno è in grado e ha i mezzi per accogliere appieno l’eredità del professor Di Bella per quanto riguarda la necessità di proseguire con la ricerca scientifica propriamente detta”, spiega il biologo. “Per ora ci limitiamo a organizzare in maniera fruibile la mole enorme di intuizioni, rilevanze sperimentali, documenti editi ma soprattutto inediti e casi clinici che ci ha lasciato - aggiunge - augurandoci che si arrivi a comprendere, senza ulteriori indugi, la validità di un approccio terapeutico che oggi tanti cattedratici e medici famosi vanno riscoprendo e applicando in diversi istituti e ospedali”.