1998: la cura contro i tumori a base di somatostatina ideata da Luigi Di Bella saltò agli onori della cronaca, anche grazie ad un "caso" che si venne a creare nell’allora pretura magliese e che fece partire la sperimentazione. A distanza di otto anni Maglie torna a parlare e discutere di metodo Di Bella. L’associazione culturale e di promozione sociale "Il Cantiere Maglie" ha organizzato, questo pomeriggio alle 18, nell’auditorium "Giovanni Cezzi", un dibattito dal titolo "Metodo Di Bella: evidenze cliniche ed evidenze scientifiche".
Ci si confronterà su due posizioni opposte: una è quella di chi sostiene la giustezza del metodo Di Bella, rappresentata dal figlio di questi Giuseppe, principale sostenitore e continuatore della strada intrapresa dal padre, nonché presidente Sibor (un acronimo che sta per "società italiana bioterapia oncologica razionale"), e da Michele Tondo, che fa parte della sezione pugliese della stessa associazione; l’altra, invece, sarà composta da due autorevoli rappresentanti istituzionali della medicina cosiddetta "tradizionale", ossia Rodolfo Rollo e Franco Sanapo, rispettivamente il direttore generale e il direttore sanitario dell'Ausl Le/2.
Ma perché discutere ancora oggi di metodo Di Bella, soprattutto in virtù del fatto che la sperimentazione non ha completamente dato i suoi frutti? È lo stesso Giuseppe Di Bella a dare una risposta: "La ricerca sul campo - dice - ha, invece, confermato i benefici prodotti dalla cura sui malati di cancro, e ciò è verificabile consultando la più grande banca dati mondiale sulla medicina, reperibile all’indirizzo web www.ncbi.nlm.nih.gov/entrez/query.fcgi. Sono moltissime le pubblicazioni scientifiche che danno ragione alla cura di mio padre - continua Di Bella - oggi, perciò vogliamo evidenziare l’impostura costruita sul metodo e le censure operate nei suoi confronti, per informare su qualcosa di cui non si parla molto spesso, ma che possiede di fatto una ragionevole conferma scientifica".
"Si tratta di una tematica sempre attuale - conferma Michele Tondo - alla luce di un evidente rinnovato interesse, tra la gente comune, tra i medici e, in particolare, tra gli oncologi".
Un dibattito sempre aperto, dunque, che non si è mai sopito, anche per la natura della tematica. Il dubbio, però, almeno prima di questo dibattito resta: metodo Di Bella o terapie tradizionali come la chemioterapia? "Abbiamo deciso di dare vita a questa iniziativa - spiega Giuseppe Finguerra, presidente dell’associazione "Il Cantiere Maglie" - non soltanto per approfondire la conoscenza su una questione che i più giovani non conoscono, semplicemente, non possono ricordare, ma affermare la libertà di cura".
Nel 1998, infatti, la popolarità del metodo Di Bella fu grandissima, anche perché, trattandosi di una cura non invasiva come la chemioterapia, se non altro assicurava, ai malati terminali e senza speranza, la fine di una vita senza ulteriori sofferenze. Sarà il giornalista della Gazzetta Nunzio Pacella a moderare il dibattito tra le due parti.