MILANO — «Molti la chiamano già nuova sperimentazione della cura Di bella ma si tratterà, in verità, di una verifica osservazionale fatta attraverso una cinquantina o forse più di cartelle cliniche di pazienti che già si sottopongono alla terapia. E la faremo ad una condizione: che un nostro team di esperti possa partecipare alla revisione di quella che fu una sperimentazione truccata». Giuseppe Di Bella, figlio di Luigi Di Bella il controverso professore siciliano, ma modenese di adozione, morto nel 2003 a 91 anni, che ha inventato la cura anticancro alla somatostaina, lancia il suo nuovo appello da Milano dove ieri è stato presentato il convegno ‘Multiterapia Di Bella: evidenze scientifiche e conferme cliniche’, che si svolgerà sabato 19 sempre a Milano. La revisione della sperimentazione fu decisa dal ministro della sanità Sirchia che ha poi passato la patata bollente a Storace. Giuseppe Di Bella, continuatore del padre nella battaglia di medicina alternativa contro il cancro, spiega: «La rilettura dello studio sarà effettuata dal Consiglio superiore di sanità ma non dovrà essere una riedizione dei test del 1998 che la comunità scientifica internazionale giudicò non etici e che una inchiesta condotta dal giudice Raffaele Guariniello dimostrò viziata da errori dolosi. Ai pazienti fu infatti somministrato acetone, tossico per il fegato, insieme a farmaci scaduti». E subito arriva la reazione, piuttosto dura, degli oncologi anti dibelliani. Il professor Alberto Scanni dell’ Associazione Italiana Oncologi Medici (Aiom), all’epoca fece parte della Commissione oncologica nazionale sulla sperimentazione della terapia, oltre che essere il responsabile della parallela sperimentazione fatta in Lombardia: «Sono illazioni denigratorie di una sperimentazione fatta in modo serio secondo i protocolli fissati dal professor Di Bella. Lo prova il fatto che i risultati lombardi furono esattamente sovrapponibili a quelli ottenuti a livello nazionale. Se poi, quando i risultati non fanno comodo si va a dire che i dati sono stati truccati...». Ma Giuseppe Di Bella insiste: «Il Consiglio superiore di sanità si è rifatto vivo non appena il ministero è passato nelle mani di Storace. Il ministro in persona mi ha ricevuto e mi ha promesso, alla presenza del professor Vincenzo Saraceni, capo della sua segreteria tecnica, che avrebbe dato mandato al CSS, di ripartire, nella revisione della sperimentazione, dall’esame delle basi scientifiche della Multiterapia Di Bella».
La commissione del CSS, a fine maggio, gli ha già richiesto della documentazione, fra cui una serie di indagini su pazienti che lui dice guariti dalla terapia.
«Ho già consegnato la documetazione di alcune decine di casi pubblicati da riviste scientifiche internazionali - spiega Di Bella - e altri li forniremo ma c’è il problema della sterminata quantità di nuove analisi da effettuare sui pazienti presi in considerazione. I costi sono alti e quindi serve un finanziamento da parte del ministero. Non possono certo pagare i malati nè posso farlo di tasca mia». Ma prima di partire con la nuova sperimentazione il figlio del professore che visitava gratis i pazienti chiede altre garanzie. «Bisogna - dice - stabilire prima i criteri di verifica e lo staff del Consiglio superiore di sanità dovrà anche prendere atto dell’analisi delle cartelle cliniche, del meccanismo di azione della terapia di mio padre e della letteratura scientifica su cui si basa». E i tempi? «Sicuramente l’operazione partirà nel 2006».
Oggi in Italia, secondo i dati forniti dalla Sibor, la società che raggruppa i medici fedeli al professore, ci sono 15 mila pazienti che utilizzano la cura alla somatostatina mentre sono un centinaio i camici bianchi che la prescivono e la studiano. I medici dibelliani (fanno capo al Sito www.metododibella.org) sono concentrati i soprattutIo in Lombardia, Emilia Romagna e Lazio. E in queste ultime due regioni insieme alla Toscana e alla Puglia, nonostante le polemiche. è in vigore una delibera, che prevede il rimborso della cura.