Riesplode il caso Di Bella. Il Ministro della Salute, Francesco Storace, promette l’istituzione di una commissione per far luce sulla sperimentazione della Multiterapia Di Bella (Mdb) bocciata nel 1998 dopo una frettolosissima sperimentazione durata poche settimane. Tanto è bastato a far imbestialire la comunità scientifica, alla quale va però sempre ricordato che, solo in Italia, a fronte di lenti ma importanti conquiste, ogni anno muoiono di cancro 165.000 persone.
Nessuno può dire che la Mdb guarisce o guarisce sempre i tumori perché nessuno studio clinico ha mai stabilito questo. Del resto, nessuno può dire oggi che le terapie tradizionali guariscono sempre i malati di tumore, poiché più della metà dei malati passa a miglior vita entro i 5 anni dall’esordio del male. Ma nessuno potrà mai mettere la parola fine al caso Di Bella, che dura dal 1973, fino a quando non ci si occuperà – seriamente – dei tanti pazienti che stanno meglio a seguito dell’assunzione della terapia messa a punto dal medico fisiologo Luigi Di Bella con un’associazione di farmaci (somatostatina, melatonina, bromocriptina, retinoidi, vitamina C, E e D3, un chemioterapico a basse dosi e altri farmaci comunemente venduti in farmacia e suffragati da una certa quantità di studi clinici, pubblicati su riviste accreditate, che ne confermano l’attività antineoplastica).
Per comprendere davvero i risultati della sperimentazione (detta "di Fase II") della Mdb, condotta nel 1988 dall’Istituto Superiore di sanità (ISS), è indispensabile capire il significato dei criteri di valutazione usati per verificare l’attività antitumorale della cura. Solo in questo modo si può comprendere il motivo (e l’opinione pubblica questo dovrebbe finalmente sapere) per cui, a fronte della totale inefficacia decretata dagli sperimentatori, tanti malati continuano invece a testimoniare i benefici della cura, magari dopo essere stati abbandonati dalle terapie cosiddette ufficiali. Tutto questo al di là delle irregolarità denunciate nel mio libro-inchiesta intitolato "Un po’ di verità sulla Terapia Di Bella" (734 pagine di facile lettura).
Medici, oncologi, odontoiatri, oculisti, giornalisti, storici, conduttori televisivi, astronomi e altri importanti personaggi sono scesi in campo in questi giorni per contestare il ministro della Salute, reo di voler far chiarezza su una sperimentazione che non convinse neppure la rivista scientifica blasonata sulla quale fu pubblicata nel gennaio 1999, accanto a un editoriale molto critico e impietoso: "Di Bella’s therapy: the last word?". E’ davvero l’ultima parola?
I detentori della verità assoluta, che non sanno di cosa parlano semplicemente perché non hanno letto ciò di cui parlano, sostengono che non devono esistere dubbi sull’assoluta inutilità terapeutica e sulla grave tossicità della Mdb. Non li turba per nulla il fatto che migliaia di pazienti continuino a testimoniare benefici da quella cura, che tanti medici continuino a prescriverla, che centinaia di farmacie continuino a venderla, che centinaia di sentenze giudiziarie continuino a condannare le Asl a garantirla a chi ne stia traendo vantaggio. No, loro hanno parole di disprezzo per chiunque abbia avuto l’ardire di mettere il naso su uno dei casi più controversi della Medicina.
Tuttavia, qualche dubbio nascerebbe anche in questi signori se prima di parlare leggessero le centinaia di pagine dei Rapporti ufficiali della Sperimentazione e quelli sugli Studi Osservazionali. Invece si sono accontentati di una serie di schede sintetiche ammannite ai giornalisti il 13 novembre 1998 nel corso di un’affollata e drammatica conferenza stampa. Ma con la statistica sanitaria, specie se sintetica e comoda per un veloce articolo, si può dire tutto e il contrario di tutto, come dimostro nel libro, nel quale invece la sperimentazione viene setacciata atto per atto, dato per dato, percentuale per percentuale.
Chi scrive chiese quel giorno al direttore dell’Iss, che aveva appena preso la parola, che fossero consegnati ai giornalisti i Rapporti integrali e non le schede sintetiche. Questo per consentire all’opinione pubblica di ricevere un’informazione completa e corretta sull’utilità della cura. I giornalisti, che non ebbero quelle notizie importanti, e che si dimostrarono insofferenti verso i colleghi esigenti, non esitarono a pubblicare ciò che venne comunicato o indotto dalle notizie sintetiche e (poi scoprirò) preordinate secondo una strategia comunicativa degna di miglior causa. Dopo avere osannato Di Bella pur di vendere qualche copia in più, per la stampa la notizia era ora diventata la bocciatura, il bluff, il tradimento dei pazienti che s’erano affidati alla grande speranza. Ci voleva poco a capire, anche nei mesi precedenti, che non si trattava di una cura risolutiva per i tumori. Ma ora si trattava di cogliere i limiti entro i quali quella cura poteva aggiungersi alle altre già esistenti, ed entro cui potesse rivelarsi come un’arma concreta in più da dare ai troppi morti di cancro. Eppure, accanto a notizie vere, molti giornali pubblicarono il giorno dopo, il 14 novembre 1998, anche notizie false e notizie solo formalmente corrette, come emerge dalle pagine del libro.
Analizzando le schede dei 386 pazienti sottoposti a sperimentazione e, successivamente, dei 768 pazienti terminali sottoposti a Studio osservazionale, si scopre infatti una realtà ben diversa, in termini di effettiva utilità della cura, da quella che scaturisce dal verdetto dell’Iss. 
L’opinione pubblica è stata indotta a credere che l’efficacia della cura è prossima allo zero. Ed è quello che si ripete ancora oggi. Ma è così davvero? Per scoprirlo, leggiamo insieme (nel libro) la storia di ciascun paziente arruolato.
L’opinione pubblica è stata indotta a credere che la Mdb è tanto "tossica da non consentire che si proseguano gli studi". Ma è così davvero? Per scoprirlo, seguiamo dunque (nel libro) i nostri sperimentatori lungo gli incredibili calcoli matematici che hanno consentito loro di decretare questo.
E che dire del giallo dei farmaci scaduti scoperti dai Nas i quali, per questa loro scoperta, furono oggetto di una indagine giudiziaria, rimasta segreta fino alla pubblicazione del libro, e sconosciuta ancora al grande pubblico? Un capitolo del libro dedicato a questo filone della sperimentazione Di Bella meriterebbe la sceneggiatura per un medical thriller. Di denuncia.