ROMA - Netto il no degli oncologi a una "medicina basata sull'emozione anziché sull'evidenza". E no a "una nuova vicenda Di Bella, che a suo tempo fu causa di profondo disagio". Così, in una lettera aperta al ministro della Salute Francesco Storace, si è espressa la comunità degli oncologi, il Collegio Italiano dei Primari Oncologi Medici Ospedalieri (Cipomo), in merito alla riproposta vicenda Di Bella, che è stata oggetto di discussione al congresso nazionale che ha riunito i 138 direttori delle strutture oncologiche italiane.
Gli oncologi manifestano grande perplessità circa l'ipotesi di intraprendere una nuova sperimentazione. "E' nostro profondo convincimento - affermano - che le Sue affermazioni creeranno negli ammalati e nelle loro famiglie aspettative di cura e illusioni di guarigione destinate a svanire, lasciando confusione e sofferenza maggiori di quanto non ve ne siano già". Secondo quanto riportato dalla lettera, "nella fase attuale guarisce di cancro circa il 50% degli ammalati, grazie alla prevenzione, alla diagnosi precoce, alle terapie integrate e alla diffusione capillare delle strutture oncologiche sul territorio, tutte cose realizzate grazie agli investimenti pubblici. La via per andare incontro ai malati è quella di investire sulla ricerca e di rendere facilmente accessibili i farmaci e le prestazioni sanitarie, adoperandosi perché raggiungano la più elevata qualità". Proprio su questi aspetti gli oncologici auspicano un confronto e un impegno di Storace.
"Anche i malati che non guariranno ricevono cure adeguate, attenzione e rispetto, e questo - dice Guido Tuveri, presidente del Cipomo - è stato sicuramente l'insegnamento che la vicenda Di Bella ha lasciato in eredità, ma è stato l'unico - precisa l'oncologo - perché l'inutilità di quella terapia è stata dimostrata in modo definitivo dalla sperimentazione, che è stata rigorosa e non ha dato alcun risultato".