Sirchia più che le consulenze d'oro vorrebbe essere ricordato per la legge antifumo. Francesco Storace invece per farsi un nome nella Sanità, di cui recentemente è alla guida, è tornato a un suo vecchio cavallo di battaglia: la cura Di Bella. Ricordate la storia? A Modena un fisiologo in pensione, il professor Luigi Di Bella - seguito dal figlio, anch'egli medico - propone una cura alternativa alla normale chemioterapia contro i tumori : un cocktail di farmaci a base di somatostatina, melatonina - sostanze che regolano il metabolismo - vitamine, più alcuni antitumorali tradizionali. È il 1997 e la cura Di Bella, già bocciata a più riprese dall'Istituto superiore di Sanità perchè non sperimentata con metodiche accettate dalla comunità scientifica internazionale, diventa un cavallo di battaglia della destra contro il ministro della Salute del governo Prodi: Rosy Bindi. Francesco Storace in particolare cavalca la tigre dei familiari dei malati alla disperata ricerca di una panacea e di un capro espiatorio contro il "male incurabile". La protesta viene amplificata dai mass media e nobilitata in nome della "libertà di cura" in alternativa a un'uniformità di trattamento che pare sottostare unicamente alle pressioni delle case farmaceutiche. Alla fine viene istituita dal ministero una commissione incaricata di valutare l'effettiva efficacia della terapia Di Bella. La commissione dopo un anno accerta ciò che già si sapeva: la cura può tutt'al più essere considerata corroborante della terapia per alcune forme tumorali lievi ma non è affatto efficace di per sè.

Sono passati otto anni. L'oncologia ha fatto passi da gigante ma niente nessuno studio ha rivalutato la somatostatina. E Storace ci riprova. In un'intervista a "Tempo Medico" - rivista specializzata di settore - l'ex governatore del Lazio ha annunciato la prossima creazione di un gruppo di lavoro per valutare l'opportunità di rimborso della cura a base di somatostatina.

Per Rosy Bindi «è una pessima partenza e una scelta irresponsabile, come dimostrano le prime reazioni dei medici e dei ricercatori».

Il presidente degli oncologi italiani (Aiom) Roberto Labianca ricorda come «le sperimentazioni condotte alcuni anni fa sulla cosiddetta terapia Di Bella, diedero risultati incontrovertibilmente negativi, dunque è auspicabile che ai malati vengano garantite cure efficaci».

«Se il principio che guida la scelta del ministro Storace è quello di dare una speranza ai malati, allora dovremo pagare anche i maghi», dice Silvio Garattini, direttore dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, alla dichiarazione del neoministro della Salute di valutare la richiesta di inserimento in fascia A (gratuita) della terapia Di Bella. «Mi auguro che le Regioni - ha detto Garattini - facciano sentire la loro voce per evitare conseguenze». «Sulla cosiddetta terapia Di Bella non esiste alcuna evidenza scientifica e dire che si vuole dare una speranza ai malati è fuorviante, perchè tutti vogliamo dare una speranza, ma questo non significa che il sistema sanitario nazionale, con i soldi di tutti i cittadini, debba pagare per una cura che non ha mostrato in alcun modo di guarire». Secondo Garattini, l'iniziativa di Storace rischia casomai di convincere alcuni malati a sottrarsi alle cure che, pur con tutti i limiti, risultano comunque più efficaci e in ogni caso si basano su evidenze scientifiche.