L’acido retinoico, il bistrattato «beverone» del professor Luigi Di Bella, si conferma utile nella lotta contro il cancro. La scoperta arriva dal Centro Oncologico di Aviano, patria del professor Umberto Tirelli, ex allievo e non proprio amico del defunto fisiologo modenese che ha basato su acido retinoico, melatonina e somatostatina la contestata terapia bocciata dalla comunità scientifica. L’acido «all trans retinoico», derivato della vitamina A e già utilizzato con straordinario successo nella cura della leucemia promielocitica acuta, si è mostrato efficace contro alcuni linfomi non-Hodgkin resistenti alle terapie convenzionali, in particolare il linfoma mantellare. Sono questi i risultati di uno studio multidisciplinare coordinato da un ricercatore del Centro di Riferimento Oncologico di Aviano (Pordenone), Riccardo Dolcetti, e in corso di pubblicazione su «Cancer Research». Oltre a chiarire i meccanismi molecolari alla base dell’effetto terapeutico, lo studio dimostra che «l’acido retinoico è in grado di inibire anche lo stimolo alla crescita che le cellule del linfoma possono ricevere dall’esterno». Di Bella, che prescriveva l’acido retinoico fin dagli anni’70, prima che fosse scoperta la somatostatina, a chi lo criticava soleva rispondere: «Prescrivo l’acido retinoico perché è la scienza a dirmi che questa sostanza è determinante nella cura dei tumori. Non devo certo attendere il nulla osta di qualche commissione politica mentre la gente muore». In realtà l’acido retinoico è in farmacia da molti anni, nella costosa specialità Vesanoid (costa invece pochi euro quello prescritto in forma galenica da Di Bella) ma il foglietto illustrativo limita l’utilizzo alla sola leucemia promielocitica. Così in questi anni, la medicina ha fatto un uso modesto di questo farmaco nella terapia dei tumori, contestando Di Bella per l’uso ampio che ne faceva. Ad esempio, il professor Sergio Ferrari, biologo molecolare dell’Università di Modena, in un dibattito promosso dall’Airc nell’anno della bocciatura della cura Di Bella, spiegò che l’acido retinoico serve solo per un tipo di leucemia, mentre «Di Bella lo prescrive per tutte le forme tumorali». Il limite di Di Bella fu che non fece seguire da opportune pubblicazioni su riviste accreditate le proprie intuizioni, che a conti fatti sembrano comunque sempre più corrette. Ma se si scava in profondità nelle pubblicazioni scientifiche e nelle relazioni congressuali per addetti ai lavori si scopre che non era solo Di Bella a sostenere l’utilità dell’acido retinoico nella cura dei tumori. Ecco qualche esempio. «Guarire la leucemia con l’acido retinoico ci dà una prospettiva completamente diversa anche per gli altri tipi di tumore», ammette il prof. Umberto Veronesi. Quest’ultimo, il giorno stesso della bocciatura di Di Bella, disse «un giorno disporremo di un farmaco molto utile nella cura dei tumori al seno, l’acido retinoico». Un gruppo di ricercatori del Policlinico S. Matteo di Pavia hanno pubblicato uno studio in cui si mette in evidenza l’eccezionale ruolo della sostanza. Vi si legge: «Benché la somministrazione di acido all-trans retinoico abbia ottenuto risultati più promettenti nel trattamento delle malattie ematologiche, che rappresentano il principale campo di indagine, nuove interessanti prospettive sul suo effetto differenziativo si sono aperte anche nello studio di altre patologie, quali il neuroblastoma, il teratocarcinoma, il rabdomiosarcoma e il melanoma». Ancorchè pioniere nell’uso della sostanza (che deve essere precritta dal medico visti alcuni suoi effetti collaterali), non è stato Di Bella a scoprire la sostanza. In effetti la storia dell’acido retinoico affonda le radici nella tradizione della medicina cinese, i cui successi in varie sperimentazioni furono a lungo osteggiati dalla medicina occidentale.