ROMA. Il Ministero della Salute fa marcia indietro: i pazienti che si curano con la terapia Di Bella potranno continuare ad acquistare la somatostatina in farmacia. La svolta è arrivata ieri durante il question time alla Camera per bocca del Ministro per i rapporti col Parlamento Carlo Giovanardi che, rispondendo ad un'interrogazione del deputato Sandro Del Mastro Delle Vedove, che a nome di AN ha chiesto il ritiro del provvedimento di divieto, ha risposto: «non è mai stato emanato dal Ministero della 
Salute, né è prevista l'emanazione da parte dell'Agenzia Italiana del farmaco di alcun provvedimento che modifichi i regimi di fornitura già attribuiti ai medicinali a base di somatostatina». Un escamotage dialettico quello di Giovanardi, visto che il 
provvedimento era già stato adottato dal Ministero e per divenire operativo attendeva soltanto il parere dell'Agenzia Italiana del farmaco. Parere che, ha affermato Giovanardi, non sarà emanato e che impedirà quindi al Ministero di rendere operativa la decisione di autorizzare l'utilizzo della somatostatina solo in ospedale. «E' una marcia indietro - commenta il professor Giuseppe Di Bella, figlio del fisiologo modenese Luigi, padre della famosa cura antitumorale - anche se hanno cercato di salvare la faccia perché il provvedimento esiste e come».
Dunque il pericolo di un blocco della cura, visto che la maggior parte degli oncologi ospedalieri è contrario alla terapia e si guarderebbe bene dal farla seguire ai pazienti in ospedale, è scongiurato. Se da un lato resta aperta la porta della speranza per i pazienti, dall'altro il professor Di Bella attende ora di capire se la commissione di esperti nominata dal ministero della Salute con il compito di effettuare una revisione di tutti i casi positivi trattati col metodo Di Bella, farà sul serio oppure no. Di Bella rivendica il diritto a partecipare ai lavori della commissione con i suoi più stretti collaboratori «altrimenti vorrà dire che siamo di fronte ad una nuova mistificazione. Se c'è invece - aggiunge Di Bella -  la volontà costruttiva di arrivare ad un chiarimento scientifico, da parte nostra ci sarà tutta la collaborazione necessaria». L'obiettivo di Di Bella è giungere alla revisione della sperimentazione del metodo antitumorale fatta nel 1998 al tempo in cui Rosy Bindi era ministro della Sanità:«come osservato Giulio Conti (il responsabile Sanità di AN, ndr) - la sperimentazione fatta dalla Bindi non andava 
controllata da un punto di vista scientifico, ma in sede penale», aggiunge ancora Di Bella.
Di Bella è pronto a dimostrare, studi scientifici alla mano, che su ogni singolo elemento che compone la terapia «c'è ormai un ampio riscontro della letteratura scientifica mondiale che ne certifica l'efficacia». Soltanto sulla somatostatina, ad esempio, ben 22.000 pubblicazioni scientifiche confermano le proprietà antitumorali della sostanza. «Non solo, ma un numero di pubblicazioni crescenti - aggiunge ancora Di Bella - dimostrano che tutti gli elementi del cocktail di farmaci che compongono la cura, messi assieme, determinano un potenziamento sinergico dell'attività antitumorale». Di Bella conclude affermando che «come la maggior parte degli investimenti sulla ricerca si sta spostando dal chemioterapico alla terapia biologica, così il fulcro della terapia antitumorale non può più essere la chemioterapia che è insufficiente e tossica».