ROMA. L'appuntamento è attorno alle 15 di oggi a Montecitorio: nel corso del question time An chiederà ufficialmente al Ministro della Salute, Girolamo Sirchia, di ritirare il provvedimento con il quale, di fatto, si vieta la vendita della somatostatina (l'elemento chiave della cura antitumorale Di Bella) nelle farmacie. La richiesta sarà avanzata a nome del gruppo di An dal deputato Sandro Del Mastro Delle Vedove, che l'ha anticipata al professor Giuseppe Di Bella, figlio di Luigi, il fisiologo inventore della cura che tanto ha fatto e ancora fa discutere. Non è un caso che sia la destra (ma non è escluso che Fi e Lega si associno alla richiesta in Aula) ad avanzare questa richiesta: la questione, infatti, era da qualche giorno sul tavolo del vice premier Gianfranco Fini.
Dunque i circa 15mila pazienti che in tutta Italia si curano con il metodo Di Bella possono tornare a sperare. Sì, perché se al momento non è possibile prevedere se il ministero deciderà o meno di ritirare il provvedimento - si tratta dell'autorizzazione all'immissione in commercio n.755 del 26 luglio scorso, con cui la somatostatina, da medicinale soggetto a prescrizione medica, diventa medicinale utilizzabile esclusivamente in ambiente ospedaliero - di certo una conferma del divieto di vendita della somatostatina nelle farmacie apparirebbe davvero strano per non dire contraddittorio. Si dà il caso, infatti, che al ministero della Salute sia stata costituita - grazie anche all'iniziativa del presidente del Consiglio superiore di Sanità, Mario Condorelli (che ieri risultava irreperibile sia a Napoli che a Roma) - una Commissione di esperti con un compito che va nella direzione esattamente opposta a quella indicata dal provvedimento che ha provocato la levata di scudi delle associazioni dibelliane: effettuare «un'accurata revisione di tutta la casistica trattata positivamente» con il metodo Di Bella. «Finalmente qualcosa si muove, afferma il professor Giuseppe Di Bella, figlio del fisiologo modenese che ha messo a punto la cura e presidente della "Società italiana di Bioterapia oncologica razionale - metodo Di Bella".
Proprio la Società è già partita nella raccolta dei dati presso tutti i medici che applicano la terapia. Si tratta di tutti i casi positivi di quei pazienti che, sottoposti alla multiterapia, «hanno fatto registrare dei miglioramenti o comunque un allungamento dell'aspettativa di vita», conferma Fausto Aufiero, medico che applica il metodo Di Bella a Salerno: «Si tratta di uno studio osservazionale - spiega -. Presenteremo i casi cinici al ministero e ci auguriamo che ci sia una valutazione migliore di quella del 1998».
Si tratta di uno studio osservazionale che già conta ben 250 schede, ovvero 250 casi di persone che hanno risposto positivamente alla terapia, «ma alla fine le cartelle saranno diverse centinaia», promette Giuseppe Di Bella. «Sono due gli obiettivi che ci proponiamo - afferma il professore -: quello primario è dimostrare che col metodo Di Bella aumenta l'aspettativa di vita, ovvero la sopravvivenza dei pazienti. Il secondo obiettivo che ci proponiamo di dimostrare è la migliore qualità della vita che si ottiene».
Il dato della reale regressione del cancro, invece, non figura tra gli obiettivi principali. Il perché lo spiega lo stesso Di Bella: «La riduzione di un tumore, per esempio di 2 centimetri, non vuol dire nulla se poi li paziente il giorno dopo muore. Se invece uno vive altri dieci anni...». Moltissime cartelle sono già partite via e-mail alla Commissione. In ogni caso Di Bella mette le mani avanti: «Noi chiediamo di partecipare ai lavori della commissione e alla discussione secondo le regole del confronto scientifico, altrimenti vuol dire che si fa la riedizione del '98».