ROMA. Il nuovo "caso Di Bella" approda al Parlamento italiano, alla commissione europea e sul tavolo del vicepremier Gianfranco Fini. Dopo che il ministero della Sanità ha adottato il provvedimento con il quale, di fatto, viene vietata la vendita della somatostatina nelle farmacie e autorizzata solo in ambiente ospedaliero, e dopo che le associazioni dibelliane hanno minacciato proteste di piazza per evitare quella che definiscono «la condanna a morte per migliaia di malati», fioccano le interrogazioni parlamentari e le prese di posizione. Il rischio, infatti, è che la decisione contro il metodo antitumorale messo a punto dal fisiologo Luigi Di Bella (nella foto) divenga operativa nel silenzio generale, visto che sul provvedimento si altende soltanto il parere dell'Agenzia nazionale del farmaco che, se sarà positivo, spalancherà al ministero della Salute la possibilità di emanare un'ordinanza che, come spiega Giulio Conti, responsabile Sanità di An, «diverrebbe pratica comune». Il tutto al di fuori delle aule parlamentari. «È un tentativo di limitare ulteriormente la cura Di Bella - aggiunge Conti-. Utilizzare la somatostatina solo in ospedale vuol dire uccidere la cura, perché la maggior parte dei primari è contraria».
L'appello ai partiti della maggioranza lanciato dalle associazioni dibelliane sembra non essere caduto nel vuoto. A Montecitorio si contano già diverse interrogazioni di parlamentari di An, Fi e Lega. Di nuovo «ostracismo nei confronti della terapia Di Bella, proprio mentre la diffusione della cura si sta sensibilmente incrementando» parla il deputato di An, Sandro Del Mastro Delle Vedove, secondo il quale la decisione adottata dal ministero «sembra fatta esattamente su misura per impedire che i pazienti, che liberamente hanno scelto la terapia Di Bella, possano continuare a curarsi secondo i canoni e le indicazioni di detta terapia».
Della questione è stato investito anche il vicepremier. Cristiana Muscardini, capogruppo di An al Parlamento Europeo e vicepresidente del gruppo "Unione per l'Europa delle Nazioni", ha inviato una lettera a Fini in cui afferma che «il divieto dell'uso personale della somatostatina sta creando rabbia e sconcerto, e rimane inspiegabile come in un governo di centrodestra si possano verificare situazioni del genere». La Muscardini chiede quindi al vicepremier che l'Esecutivo intervenga «prima che la gente torni in piazza».
Il caso ha già travalicato i confini nazionali ed è approdato a Bruxelles, dove la stessa Muscardini ha presentato un'interrogazione alla Commissione Ue in cui chiede di prendere posizione «di fronte al divieto di acquistare liberamente, in uno Stato membro, dietro prescrizione medica, un medicinale (la somatostatina, ndr)», ricordando che «questo divieto non esiste in altri Stati dell'Unione».
Infatti alcuni pazienti già Muscardini pazienti già oggi acquistano la somatostatina da alcune farmacie della Germania e dell'Inghilterra, grazie al prezzo leggermente più basso di quello praticato in Italia. «Questa imposizione di ricorrere agli ospedali e alle cliniche è vessatoria e coercitiva», tuona la Muscardini. Che aggiunge: «In assenza di prove certe tutto ciò che fa stare meglio il malato, che gli dà sollievo, che ne allunga l'aspettativa di vita o, addirittura, come in alcuni casi è accaduto col metodo Di Bella, lo guarisce, deve essere utilizzato». Infine Ugo Lisi, componente di An della commissione Affari sociali della Camera, osserva: «Se i farmaci della terapia Di Bella non provocano danni diamo questa chance a chi vuole curarsi».