ROMA. La somatostatina potrà essere utilizzata solo in ospedale. Sono ore di preoccupazione per le persone (10-15mila secondo le stime) che in Italia seguono la terapia Di Bella contro i tumori. Tutta colpa del provvedimento di autorizzazione all’immissione in commercio n. 755 emanato lo scorso 26 luglio. Il guaio è che quel provvedimento stabilisce una modifica del regime di fornitura della famosa somatostatina - l’elemento indispensabile della cura antitumorale messa a punto dal fisiologo modenese Luigi Di Bella - determinando che da medicinale soggetto a prescrizione medica, la somatostatina divenga «medicinale utilizzabile esclusivamente m ambiente ospedaliero e in cliniche e in case di cura». La notizia è piombata come un fulmine, anche perché le ultime notizie sul famoso Metodo Di Bella - sia sul fronte scientifico che su quello politico - andavano in tutt’altra direzione.
Il 7 luglio scorso il professor Giuseppe Di Bella, figlio del professore modenese e presidente della Società italiana di bioterapia oncologica razionale-Metodo Di Bella, aveva ricevuto dal ministro tutt’altre rassicurazioni. «Sono lieto di comunicarle - scriveva Girolamo Sirchia a Giuseppe Di Bella - che il presidente del Consiglio superiore della Sanità ha suggerito di costituire una commissione di esperti per un’accurata revisione di tutta la casistica trattata». Sirchia aggiungeva che «l’istituzione della commissione è stata approvata ed i suoi esperti potranno operare entro breve termine». In pratica una riapertura del caso che spaccò l’Italia alla fine degli anni '90 a 360 gradi. Lo stesso professor Di Bella conferma che «la commissione è stata fatta», aggiungendo di aver dato la sua disponibilità a partecipare ai lavori o di nominare esperti di fiducia «per evitare che finisca di nuovo tutto come l’altra volta (il riferimento è alla sperimentazione ordinata dall’allora ministro della Sanità Rosy Bindi che si concluse con la bocciatura del Metodo e la cui correttezza è da sempre contestata dai dibelliani e non solo, ndr)». Ma da quel momento Di Bella non ha avuto più contatti o comunicazioni dal ministero.
Per questo Di Bella resta perplesso di fronte a questa decisione: «È un atteggiamento contraddittorio, forse Sirchia non lo sa neppure», dice. Se il provvedimento del 26 luglio fosse immediatamente operativo che cosa accadrebbe è presto detto: essendo nota l’ostilità di un numero ancora elevato di oncologi ospedalieri nei confronti del metodo Di Bella, è ovvio che la terapia molto difficilmente potrebbe essere praticata in ospedale. Peccato, perché il numero di persone che in tutta Italia alla chemioterapia preferiscono il metodo basato sulla somatostatina è continuamente in aumento. Per loro significherebbe rinunciare alla libertà di terapia: «Sarebbe una decisione anticostituzionale», taglia corto Di Bella. In Italia si vendono circa 13Omila fiale di somatostatina al mese e c’è anche chi la acquista dalla Germania. «Questo provvedimento - afferma ancora Di Bella - ha un precedente in un’analoga decisione con la quale si tentò di vietare la melatonina. Fu proprio da lì che partì il contenzioso tra pazienti e Stato».
Eppure «ormai una vasta letteratura mondiale ha accertato la validità della terapia», ricorda Di Bella. Per non parlare del recente congresso tenutosi a Bologna, dove ben 250 relazioni tenute da alcuni dei più noti ed importanti esponenti dell’oncologia tradizionale italiana e straniera hanno confermato la scientificità e la validità della cura. Una sintesi è anche sul tavolo di Berlusconi, di numerosi ministri e dei componenti della commissione Sanità della Camera. La speranza di Di Bella, e soprattutto dei malati, è che la politica ascolti.