BOLOGNA - Si riaccendon le luci, come in un riscatto postumo a poco meno di un anno dalla sua scomparsa, sul professor Luigi Di Bella, l’«uomo della speranza» nella lotta contro il cancro, lo scienziato che avviò l’era della «new age» contro il male oscuro. E che per una vita intera ha visitato gratis i suoi pazienti.
Oggi e domani al Royal Carlton Hotel di via Montebello a Bologna, si riuniscono fior di oncologi, fra seguaci del metodo Di Bella e medici, forse critici ma non più totalmente ostili verso la cura alla somatostatina. Una terapia che da anni ha riacceso la speranza di migliaia di ammalati e che ha diviso ministri, scienziati, medici, giornalisti e magistrati sullo sfondo degli studi di quell’omino schivo e silenzioso.
Uno dei due figli del prof, Giuseppe Di Bella, medico otorinolaringoiatra a Bologna è colui che porta avanti l’opera del padre.

Che succede oggi e domani al Carlton?

«Ho organizzato un grande con gresso internazionale che riunisce 200 fra medici, farmacisti e biologi».

Nel nome di suo padre?

«Sì ma è anche la prima uscita pubblica della Sibor, Società italiana di Bioterapia oncologica razionale - Metodo Di Bella».

Cos’è?

«È la società che vuole sviluppare le linee guida cliniche terapeutiche e scientifiche avviate da mio padre».

Per anni la comunità scientifica però ha tenuto le distanze.

«Oggi l’atteggiamento è cambiato».

 

Cosa può uscire dal congresso?

«Saranno presentati 250 casi neoplastici che hanno risposto positivamente alla terapia, 38 relazioni e il trattato sulla terapia Mdb scritto da me».

Cosa contiene il trattato?

«È un libro bianco che raccoglie in modo organico i dati clinico scientifici e documentali desunti dalla letteratura disponibile. Ho lavorato anche su 7 mila pubblicazioni».

A chi può servire?

«A chi vuole conoscere e applicare la cura di mio padre».

Il congresso è un riscatto postumo per il professore?

«In un certo senso sì. Per la prima volta la scienza ufficiale e la comunità oncologica prendono atto della terapia Mdb».

Ma chi verrà al meeting?

«Ci sono trenta relatori, fra cui esponenti italiani e stranieri, della oncologia tradizionale che si confronteranno con i medici dibeiliani».

Nomi?

«Sono attesi universitari di fama come Lucien Israel, oncologoco dell’università di Parigi, Fabio Truc del politecnico di Torino, Roberto Orecchia, responsabile del centro di radioterapia dell’istituto oncologico europeo di Milano e altri ancora».

È vero che ora l’eredità scientifica di suo padre è disponibile sul web?

«Basta collegarsi al sito www.metododibella.org».

Cosa c’è dentro?

 

«È il sito ufficiale. Ho inserito documenti, verbali, articoli scientifici, il testo di 34 interrogazioni parlamentari. Ed inoltre tutto il materiale che accompagnò e fece fallire la sperimentazione, compresi i verbali dei Nas che spiegavano come fossero stati usati preparati scaduti».

Ma la sperimentazione è acqua passata.

«Non del tutto. Sul sito riportiamo le dodici cause di invalidazione tutt’ora aperte».

Cosa c’è nella villetta di Modena dove lavorava suo padre?

«E’ rimasto tutto come prima. Con alcuni collaboratori sto rimettendo in ordine la mole immensa di materiale scientifico, comprese le migliaia di cartelle cliniche».

Che fine ha fatto la processione dei pazienti?

«Sono ancora migliaia».

A chi fanno riferimento?

«A un centinaio di medici cresciuti scientificamente intorno a mio padre».

Come possono mettersi in contatto con loro?

Attraverso il sito oppure chiamando nel mio studio di Bologna dove una segreteria registra le chiamate».

Il futuro della terapia Mdb?

«Prima o poi sarà riconosciuta ufficialmente. Attraverso la Sibor presto organizzeremo seminari di aggiornamento per i medici dibelliani».

La gente si ricorda di suo padre?

«In tantissimi vanno a rendergli omaggio nel camposanto di Fanano, sull’Appennino modenese, dove è sepolto. Lasciano messaggi e fiori. Non lo hanno dimenticato».