Dott. Giuseppe Di Bella, dall’esperienza di cura dei tumori di suo padre, ha sviluppato anche un pratica di prevenzione

Certamente, anzi ho scritto un libro che si intitola proprio "Come Prevenire i Tumori" in cui ho raccolto i concetti sulla prevenzione antitumorale espressi da mio padre in congressi, relazioni, seminari e pubblicazioni, e pienamente confermati dalla rassegna della letteratura medico-scientifica mondiale, di cui nel volume, è riportata ampia documentazione. Non lo sa nessuno perché stranamente l’editore non è riuscito a farlo circolare tramite le grandi catene di distribuzione libraria, che lo hanno rifiutato perché "particolarmente imbarazzante e scomodo". La scomodità deriva soprattUtto dalla capacità del libro di demolire l’opera di mistificazione e disinformazione sul MDB, attraverso una documentazione ampia e circostanziata delle proprietà antitumorali dei singoli componenti del MDB, oltre che nella terapia, anche nella prevenzione. Solo sulla melatonina, ad esempio, sono citate nel libro circa cinquecento voci bibliografiche, a smentita dell’asserita mancanza di riscontri scientifici del Metodo Di Bella.

Sono stati tanto intimoriti da rinunciare a sicuri guadagni? Allora esiste una mafia sanitaria?

Hanno rifiutato per il timore che gli inserzionisti pubblicitari di tante riviste (le catene di distribuzione libraria vendono anche le riviste), rinunciando per ritorsione alla pubblicità, creassero un danno molto superiore all’eventuale utile derivante dalla vendita del libro.
Del resto, dopo la somministrazione di farmaci scaduti e contenenti il cancerogeno acetone, nel corso della sperimentazione, non vedo perché meravigliarsi di questo.
A breve sarà in corso una riedizione aggiornata e completata a cura di nuovo editore, che curando solo edizioni scientifiche, dispone di una catena di distribuzione diffusa a livello nazionale. Lo stesso editore, ha in corso di pubblicazione il trattato sulla terapia Di Bella, che ho completato per espressa volontà di mio padre. Il volume verrà presentato il Congresso Nazionale della Società Italiana di Bioterapia Oncologica Razionale (SIBOR), programmato a Bologna per i giorni otto e nove maggio, in cui l’ingresso è libero, il cui proqramma definitivo sarà pubblicato nella sezione “News scientifiche” del sitowww.metododibella.org. Nel testo è illustrato e spiegato il razionale del MDB, si dimostrano i meccanismi di azione di tutti i singoli componenti delle Metodo Di Bella, confermandoli con la letteratura scientifica mondiale, il loro potenziamento derivante dall’interazione, dall'effetto fattoriale, sinergico e multiterapico. Pensi che solo sull'efficacia antitumorale della somatostatina ci sono 22.500 studi, 4.500 sui retinoidi, proseguendo così per ogni componente del MDB, riportati da Medline, (http://www.ncbi.nlm.nih.gov) il più completo e aggiornato sito Internet medico scientifico. Oltre un migliaio di questi studi che confermano l'attività antitumorale sia preventiva che terapentica del MDB, sono stati tradotti, e l’abstract è reperibile in italiano sul sito ufficiale della terapia Di Bella www.metododibella org.

In sintesi qual è la genesi dei tumori?

Bisogna considerare che nell’organismo ci sono vari sistemi e apparati di difesa sia antitumorali, ho antibatterici, antivirali, ecc. . antinfiammatori, immunomodulanti, che interagiscono e sono composti e coordinati sia da cellule e fibre nervose centrali (a livello cerebrale), che da una fitta rete periferica, ubiquitaria, diffusa, di gangli, strutture e aggregati cellulari, capaci di attività neuro endocrina, neuroimmunomodulante, che attraverso l’increzione e l’immissione in circolo di ormoni e neurotrasmettitori, costituiscono un sistema fisiologico, omeostatico che si oppone alle degenerazioni cellulari cancerose, al loro attecchimento, proliferazione e invasività metastatica. Due costituenti periferici determinanti di questo sistema di difesa antitumorale sono il sistema A.P.U.D. e il D.N.E.S, che interagiscono e il cui anello di congiunzione funzionale è rappresentato dalla Melatonina, che viene prodotta insieme alla Somatostatina e altre molecole, e gioca un ruolo determinante nella modulazione e attivazione del sistema immunoneuroendocrino di difesa antitumorale. La somatostatina è fondamentale per entrambi le strutture sia centrali che periferiche (che la producono insieme alla Melatonina) per modulare e regolare la proliferazione cellulare, mantenendola a livello fisiologico. La quantità di cellule neoplastiche che i tessuti possono elaborare e immettere nella circolazione è inversamente proporzionale alla concentrazione nel sangue di melatonina e somatostatina. La delezione cromosomica della loro produzione e del loro punto d’attivazione cellulare (Recettore), è una delle frequenti e possibili cause tumorali. Infatti se Melatonina e Somatostatina non attivano le cellule per mezzo dei rispettivi recettori, manca uno (fortunatamente non l’unico) dei meccanismi d’azione biologici antitumorali. Vari agenti cancerogeni di natura chimica o radiante (radiazioni ionizzanti, campi elettromagnetici ecc...) potrebbero, insieme a mutazioni genetiche, o altri fattori causali della complessa catena eziopatogenetica tumorale, indurre una cascata di reazioni chimiche che porta al cancro. A livello cerebrale, la Somatostatina è prodotta principalmente nel mesencefalo, e la Melatonina nella ghiandola pineale o Epifisi. La Somatostatina rappresenta l’antidoto naturale del maggiore e potenzialmente più pericoloso fattore d’induzione tumorale: l’ormone della crescita, definito GH, la cui concentrazione nel sangue è sistematicamente più elevata nei tumori, mentre è molto più bassa la concentrazione di Melatonina. Pertanto la Somatostatina inibisce la crescita tumorale con vari e complessi meccanismi, il maggiore dei quali è rappresentato dal blocco del principale fattore di crescita potenzialmente tumorale, il GH o ormone della crescita. Bloccando altri fattori di crescita, vitali per lo sviluppo tumorale, come VEGF, fattore di crescita vascolare, EGF, fattore di crescita epidermico, FGF, fattore di crescita fibroblastico, NGF, fattore di crescita nervoso, IGF, fattore di crescita similinsulinico, la somatostatina impedisce prima l’angiogenesi e l’apporto di sostanze nutritive al tumore, senza avvelenare le cellule come la chemio, poi lentamente ne blocca proliferazione e sviluppo, provocandone invecchiamento precoce e fisiologico (detto apoptosi) e quindi morte. La sottrazione dei fattori di crescita al tumore ne provoca pertanto la morte per apoptosi. L’azione della Somatostatina è sinergica e potenziata dalla Melatonina, che rappresenta la molecola chiave del sistema paracrino per la coordinazione locale delle reazioni intercellulari. Cioè costituisce l’elemento cardine dell’intero sistema di regolazione e coordinamento di difesa e reazione antitumorale. La melatonina pertanto con la Somatostatina ha un ruolo fondamentale, infatti si è appurato che tanto più insufficiente ne è la produzione, da parte della ghiandola pineale e del DNES, tanto maggiore è la probabilità d’insorgenza dei tumori, più elevato il loro indice proliferativo, e la diffusione metastatica. Questo porta a concludere che la carenza di questo prezioso neurotrasmettitore indolico, la Melatonina, è sicuramente un fattore predisponente al cancro. Più è elevata la concentrazione di Melatonina nel sangue, minore è la probabilità di ammalarsi di tumore. La scoperta dell’effetto antitumorale di Somatostatina e Melatonina appartiene incontestabilmente sul piano scientifico e legale, al prof Di Bella, e a distanza di 30 anni è stato confermato dalla letteratura mondiale. Come ebbe a dire ripetutamente il Prof Di Bella, la somministrazione di Melatonina e Somatostatina sono condizioni necessarie, ma non sufficienti per la guarigione del tumore, cui concorrono tutti gli altri componenti del Suo metodo, come Retinoidi Vit E ,D3, C, ecc...

L’assunzione della melatonina alla dose di 4 mg al giorno, autorizzata per la libera vendita in Italia, è utile? E tale assunzione può inibire la propria produzione?

Per la prevenzione può essere utile, non per la terapia tumorale, che richiede dosaggi più elevati. La Melatonina è molto più efficace se somministrata per iniezione intramuscolare o infusione venosa ad alti dosaggi, non consentiti dalle istituzioni sanitarie italiane, che ne prevedono l’uso solo come integratore alimentare, concetto totalmente invalidato e superato dalle attuali conoscenze scientifiche, però imposto per legge.
La somministrazione per iniezione della Melatonina, ne incrementa la percentuale e velocità di assimilazionee la biodisponibilità, perché la capacità di ogni intestino di estrarre, assimilare e immettere in circolo la Melatonina è condizionata dalla sua integrità anatomo funzionale, spesso limitata o compromessa nelle patologie neoplastiche, soprattutto dopo trattamenti chemioterapici, o radioterapia dell’apparato gastroenterico ed epatodigestivo. Queste condizioni riducono gravemente il reale assorbimento e l’effetto terapeutico della Melatonina, e di tutti i componenti del MDB oralmente somministrati. La Melatonina è insolubile in acqua, pertanto scarsamente assimilabile come sostanza chimica pura, forma in cui viene regolarmente commercializzata nei tanti integratori in commercio. In queste condizioni l’organismo assimila solo quella quota che riesce a coniugare chimicamente con l’adenosina, che la rende idrosolubile, perciò di facile e rapida assimilazione. Per questo il Prof Di Bella ha prescritto la preparazione di Melatonina + Adenosina, che ne provoca immediato assorbimento e utilizzazione, aggiungendo Glicina secondo la formula: 12% Melatonina, 51% Adenosina, 37% Glicocolla. Per creare un legame di idrogeno tra Melatonina e Adenosina, la preparazione necessita di una compressatrice ad alta pressione, blisterizzando il prodotto per difenderlo da umidità e ossidazione. Per questo motivo i preparati senza adenosina e glicina, e in capsule, non copressi ad alta pressione senza legame adenosina-melatonina, comunemente reperibili in commercio come integratori, hanno limitata efficacia e possono esercitare l’effetto più trascurabile tra i tanti meccanismi vitali della Melatonina, la regolazione del ritmo sonno-veglia, conciliando il sonno.

Nel 1996 la CUF ha vietato la vendita della Melatonina in Italia, mentre negli Stati Uniti si vendeva anche nei supermercati. C’è stata una rivolta dell’opinione pubblica e dei pazienti-spazientiti che hanno indotto le competenti autorità sanitarie a rivedere il loro atteggiamento. La Melatonina non ha tossicità. Volontari sani l’hanno assunta per anni a dosi dell’ordine di diversi grammi al giorno, oltre mille volte superiori a quelle terapeutiche, senza registrare nessun disturbo. Il monitoraggio dei volontari è stato continuato per 18 anni. Non rispondendo la Melatonina ai requisiti che la fisiologia richiede per definire una molecola ormone, ma essendo un neurotrasmettitore, la sua somministrazione non ne inibisce la produzione sia epifisaria, che dei distretti periferici del sistema neuroendocrino.

La maggiore riserva di Melatonina del nostro organismo è localizzata nelle piastrine, componenti del sangue, che la cedono al bisogno modificando forma, struttura e aggregazione, che aumenta quando le piastrine per mantenere in equilibrio omeostatico la melatonina plasmatica, la cedono. I meccanismi d’azione della Melatonina sull’aggregazione piastrinica, sulla produzione da parte del midollo osseo di piastrine, globuli bianchi, la regolazione delle percentuali di linfociti e granulociti, l’effetto determinante nelle talassiemie (Microcitemie) sono documentati nel sito www.metododibella.org, e nel volume "Come prevenire i tumori". Nell’anemia mediterranea (definita anche microcitemia o talassemia) dosaggi elevati di Melatonina e Vitamina E, aumentano notevolmente la resistenza globulare, la sintesi di emoglobina diminuendo la sua degradazione, limitando così notevolmente la frequenza e l’intensità di trasfusioni.

Altre sostanze importanti?


Soprattutto i retinoidi e altre vitamine, come la E, D3 e C. Queste sono in posizione chiave, nell’impedire la perdita della differenziazione cellulare che dà inizio alla degenerazione tumorale. La perdita della differenziazione significa il venir meno della forma struttura e funzione, che caratterizza ogni tessuto o parenchima e ne subordina l’attività all’economia globale dell’organismo. Ogni cellula tumorale è indifferenziata, non svolge più alcuna utile funzione ma ha un atteggiamento egoistico, tendente unicamente a proliferare a livello esponenziale, a spese delle cellule sane, sottraendo sostanze ed energie vitali 
all’organismo, e avvelenandolo gradualmente con i prodotti del suo metabolismo e le sue increzioni. Ciò porta, negli stadi avanzati della malattia neoplastica, a quel drammatico decadimento psicofisico terminale degli ammalati di cancro, definito cachessia neoplastica. I retinoidi (Axeroftolo, Ac. Retinoico, Betacarotene) esercitano la più elevata e documentata attività prodifferenziante, potenziati dall’uso sinergico, in un contesto multiterapico di Vit E e D3. Queste vitamine attivano e mantengono a livelli fisiologici la differenziazione cellulare, e in numerosi studi, hanno dimostrato anche la capacità di ridifferenziare, cellule in involuzione tumorale, e di esercitare un potente effetto antiossidante.
La vitamina E, inoltre è il maggiore inibitore dei radicali liberi, e il più importante protettore della membrana cellulare, insieme al Betacarotene, e con la vitamina C, rappresenta un elemento vitale della catena respiratoria cellulare, e dell’ossido-riduzione.

Allora i principi terapeutici del MDB sono utili anche per anche per la psoriasi?

Si. Lì c’è particolare bisogno di acidi grassi omega 3, retinoidi, somatostatina in microdosi, e vitamina E.

Retinoidi viene da retina?

Il nome è dovuto alla loro presenza nei fotocettori retinici, dove sono richiamati dal ciclo di Vald. Si trovano negli ortaggi, nella carota, barbabietole e in vari alimenti. Chimicamente sono idrocarburi, fisiologicamente rappresentano la "chiave della vita". Pensi che l’angolo tra gli atomi di carbonio della catena laterale dei retinoidi è identico e complementare a quello della lunghezza d’onda della luce ed è anche per questo che noi vediamo, e i retinoidi assimilano ed elaborano l’energia luminosa trasformandola in energia chimica con cui avviano non solo la crescita ma la sua organizzazione ordinata. Questi esoergoni attivano, mantengono, regolano e ordinano sia la crescita, che la sua differenziazione fisiologica, in tutte le cellule, fornendo loro, attraverso l’apertura dei quattro (otto il betacarotene) doppi legami insaturi, una quantità spettacolare di energia necessaria per la crescita e la proliferazione cellulare. Una quantità quasi pari di energia è richiesta dalla natura sia per la crescita che per l’organizzazione ordinata e la differenziazione cellulare che, nel bilancio energetico biologico, comporta un costo elevatissimo. Circa metà dell’energia chimica liberata dai retinoidi, viene pertanto utilizzata per la crescita e la proliferazione cellulare, una quota quasi equivalente per l’organizzazione interna, la struttura le caratteristiche morfologiche e funzionali della cellula che noi chiamiamo differenziazione, ed è funzionale all’economia globale dell’organismo. I retinoidi attivano le cellule grazie a recettori specifici sulla loro membrana esterna, ma anche sugli organuli del citosol come i mitocondri e sul nucleo, pertanto estendono la loro azione fino al DNA, che  rappresenta il codice della vita. Quindi l’azione dei retinoidi si estende fino al genoma, che per questo, ripara le alterazioni cellulari che provocano la perdita della differenziazione. I retinoidi, pur essendo legati da comune destino metabolico svolgono singolarmente attività specifiche e peculiari, con funzioni definite. Ad esempio l'axeroftolo, o vitamina A attiva le caspasi, enzimi proteolitici che inducono l’apoptosi della cellula tumorale, cioè fa invecchiare precocemente e velocemente le cellule tumorali, portandole alla morte, altro che avvelenare tumori e persone con la chemioterapia. Basta un’alimentazione costantemente ricca di ortaggi, frutta e verdura che contiene, nelle barbabietole, carote e altri ortaggi, dosi elevate di retinoidi.

Esiste una dieta che previene i tumori?

Per prevenire sia i tumori che le cardiopatie, le arteriosclerosi e i danni vascolari, la dieta deve essere molto varia, ricca soprattutto di legumi, come lenticchie, ceci, piselli, fagioli, fave, dall’alto contenuto proteico e dal basso contenuto di carboidrati. Anche cereali, ortaggi e vegetali vari sono importanti per il loro apporto proteico, di vitamine, di fibre e la povertà di grassi. Pane e pasta possono essere utilizzati senza esagerare, perché una quota eccedente di farinacei può essere trasformata in grassi che il corpo poi immagazzina nel pannicolo adiposo e si depositano lungo l’apparato vascolare. Tutti gli studi epidemiologici e le statistiche certificano un rapporto diretto tra eccesso di grasso, tumori e malattie vascolari. Oltre a non eccedere nell’alimentazione, è opportuno non bere se non in quantità limitata durante il pasto, per non abbassare la temperatura in cui si svolge la digestione, e per non diluire eccessivamente i succhi gastrici e digestivi. È essenziale per una digestione ottimale anche una masticazione non troppo frettolosa, ricordando che: "Prima digestio fit in ore" ( La prima digestione avviene nella bocca). ll fumo e l’alcol sono potentissimi e ampiamente documentati induttori tumorali, con effetto sinergico che rende elevatissimo il rischio neoplastico in fumatori etilisti, che sono difficili da curare e poco responsivi a tutte le terapie, tra cui il MDB.

Allora lei è un emiliano vegetariano?

Cerco di seguire gli insegnamenti di mio padre, cioè di mangiare un po' di tutto e di tutto un po', senza eccedere in nulla e limitando drasticamente solo i grassi. Non bisogna escludere la carne, ma solo evitarne l’eccesso, alternarla al pesce, ricco di preziosi acidi grassi omega tre. Soprattutto è opportuno evitare carni grasse o condimenti ricchi di lipidi come burro, ragù, panna, maionese, pasticceria, salumi, ecc. Anche le spezie e i condimenti piccanti, sono da evitare perchè svolgono un ruolo negativo sul fegato. Il pizzicore del peperoncino ad esempio, deriva dal suo contenuto in aldeidi, tossiche per il fegato.
Le popolazioni povere del pianeta che si cibano prevalentemente di ortaggi, cereali e legumi sviluppano una bassa percentuale di tumori. Individui delle stesse popolazioni, trapiantati nei paesi più ricchi, adeguandosi alle loro diete, sviluppano le stesse elevate percentuali di tumori.
Il metabolismo e la vita della cellula tumorale, si fondano principalmente sugli acidi grassi, e quando essi scarseggiano negli stadi avanzati del tumore per anoressia e alimentazione precaria, li sottraggono alle riserve e ai depositi del pannicolo adiposo, provocando il noto decadimento ponderale degli stadi neoplastici terminali. La melatonina, tra i vari meccanismi antitumorali, ha anche quello di inibire l’utilizzazione di acidi grassi da parte delle cellule tumorali.

I legumi danno problemi a più di qualcuno, e poi, l’olio d’oliva "si può"?

Basta cuocere molto a lungo i legumi per dissolvere e micronizzarne fibre e contenuto, se vi sono difficoltà digestive, sono dovute all’involucro del legume. L’incoveniente si elimina cucinando dei passati di legumi. L’olio nutrizionalmente migliore è quello di semi di vinacciolo, in quanto induce i minori residui di colesterolo e trigliceridi.

L’ultima statistica diffusa dall’UE afferma che la sopravvivenza alle cure antitumorali è aumentata del 23% rispetto agli anni ‘80, anche se effettuata su un campione e non è quindi un dato certo. Le sembra possibile? Eppure "nell'ambiente" di tutti noi, stanno velocemente aumentando le notizie di casi ed in età ormai precocissima.

Questa statistica mi lascia molto perplesso, pur senza commentare i frequenti casi di asservimento della scienza medica e della pratica clinica al profitto, gli interessati ottimismi e le utopistiche previsioni. L’ultimo dato di cui sono a conoscenza, fornito dall’Istituto Superiore di Sanità (www.iss.it) riporta un aumento della mortalità per tumore vicina al 30% dal 1980 al 1994, e la statistica non è a campione ma su circa 56.000.000 milioni di abitanti Infatti riporta i seguenti dati: nel 1980 in Italia si sono registrati 122.884 decessi per tumore, su 56.480.000 abitanti nel 1994, ultimo dato disponibile, sono saliti a 155.879 su 56.873.000.
Per il Prof. Di Bella l’orientamento ad abbandonare terapie citotossiche e citoriduttive, come la chemio, nacque sostanzialmente dalla loro evidente incapacità ad agire sui fattori causali neoplastici e ad essere risolutive, malgrado l’elevata tossicità e una mortalità inaccettabile denunciata anche da un'agenzia della Reuters Health [Wesport, CT 2001-05-17]: "Unexspected high mortality rated associated with chemoterapy regimen...", "Non ci si aspettava un tasso di mortalità così elevato associato ai protocolli chemioterapici."
Le attuali reali possibilità dell’oncoterapia medica, chirurgica e della radioterapia, sono state evidenziate da M.A. Richards, D. Stockson e AA (BMJ 2000;320:895-898) in uno studio condotto in Inghilterra e nel Galles su 782.902 pazienti neoplastici, con una varietà di 47 diverse forme tumorali, di cui 541.976 sono morti a cinque anni dalla diagnosi.
La realtà è ancora peggiore perché la mortalità per tumore tra i cinque e i 10 anni dalla diagnosi, aumenta ulteriormente, come risulta da diverse statistiche. Lo studio inoltre è significativo non solo per l’alto numero di pazienti, ma perché l'Inghilterra, con uno dei sistemi sanitari più avanzati, esprime attualmente possibilità tra le migliori della terapia convenzionale.
La sempre più sentita esigenza di condizionare l’efficacia della chirurgia oncologica alla radicalità, con interventi spesso estesi, a volte mutilanti, non di rado ripetuti, che possono comportare limitazioni funzionali, senza assicurare, malgrado tutto, l’immunità da recidive, rappresenta la più palese e ovvia conferma della piena consapevolezza dell’incapacità della chemio di eradicare il tumore, e pertanto della giustificata sfiducia in questa linea terapeutica.
La terapia chirurgia dei tumori nasce e trova la sua ragione d’essere nella consapevolezza che la chemioterapia consegue un transitorio effetto citoriduttivo, ma non guarisce il tumore. È ovvio che se la chemioterapia fosse realmente efficace non avrebbe senso l’oncochirurgia. Le radio e/o chemioterapie post chirurgiche conseguono risultati limitati se a 5 anni il 71% degli ammalati neoplastici, come evidenziato dal B.M.J, soccombe al cancro, senza considerare le complicazioni spesso gravi di queste terapie. In una delle patologie in cui l’oncologia vanta i risultati più brillanti, la leucemia linfoblastica acuta (A.L.L) e il Linfoma N.H., un’indagine approfondita evidenzia due dati sconfortanti: Atra A., Gerrard M. e AA [Br J Cancer 1998 Jun 77 (12) 2281-5], in uno studio su pazienti affetti da Linfoma N.H. 40 stadio e Leucemia Linfatica acuta tipo B (BALL), sottoposti a un ciclo di chemioterapia (regime francese LMB 86) registrarono per gli effetti tossici della terapia l’11% di decessi tra i 4 giorni e gli 11 mesi. Lo studio è particolarmente significativo non solo per il numero dei pazienti, ma anche perché estende a 14 anni il monitoraggio di bimbi con età media di 8,5 anni. La pubblicazione evidenzia come nel corso dei quattordici anni, la percentuale di sopravvivenza scenda progressivamente e si dimezzi. Se lo studio fosse stato esteso agli anni successivi, seguendo questa parabola, avrebbe molto probabilmente registrato un’ulteriore riduzione delle percentuali di sopravvivenza.
L’incapacità delle attuali linee convenzionali chemioterapiche emerge anche dalla considerazione che un dosaggio di chemioterapici capace di sterilizzare da tutte le cellule neoplastiche l’ammalato risulterebbe letale prima di aver raggiunto il 50% della dose efficace. Pertanto solo una percentuale di popolazioni neoplastiche è distrutta dalla chemioterapia, responsabile inoltre di un rilevante effetto mutageno e di un notevole incremento dei radicali liberi notoriamente oncogeni. Le cellule residue, riprendono sempre e comunque la proliferazione, con l’aggravante che per l’effetto mutageno chemioterapico si ha oltre all’induzione neoplastica di cellule sane, anche la progressiva refrattarietà delle cellule tumorali ai successivi cicli chemioterapici, con incremento dei loro caratteri proliferativi, invasivi e aggressivi. Inoltre con l’aggravante che ripetuti cicli chemioterapici incidono gravemente e spesso irreversibilmente sull’equilibrio neuroendocrino,la crasi ematica,la dinamica midollare, l'assetto immunitario, sconvolgendo gli equilibri biologici, e le varie barriere e fasce di contenimento dell’espansione neoplastica tra cui i meccanismi di contenimento della matrice extracellulare (ECM) e dell’endotelio. La chemioterapia consente pertanto un illusorio e transitorio decremento volumetrico della massa neoplastica, cui segue una ripresa della proliferazione tumorale con un elevato grado di metastatizzazione per l’inattivazione di tutti quegli apparati e sistemi omeostatici biologici su cui poggia la difesa e la reattività fisiologica antiblastica.

L’età di apparizione di questa malattia si sta abbassando drammaticamente. Perché?

Sicuramente la responsabilità maggiore è degli estrogeni usati sia come contraccettivi (dai 14 anni) che come terapia sostitutiva in menopausa. Al di là di interessati pareri opposti, questo è un dato di fatto documentato.
È risaputo infatti che tumori al seno e all’apparato genitale femminile, traggono giovamento dall’inibizione degli estrogeni.
Ugualmente pericolosi sono i proteoanabolizzanti, gli androgeni, come hanno tragicamente verificato tanti atleti, soprattutto dell’europa orientale, che prima della caduta del comunismo, venivano imbottiti di questi ormoni, per riportare successi sportivi politicamente strumentalizzati.
L’uso di alcol, fumo, droghe leggere e pesanti, possono esercitare un effetto micidiale, proporzionale alle dosi, tempi ed eventuali associazioni. L’obesità e la vita sedentaria sono altre concause favorenti l’induzione neoplastica. Per l’esposizione professionale a prodotti chimici e industriali rimando alle tabelle esaurienti dell’organizzazione mondiale della sanità.

Che ne pensa dell’attuale chemioterapia ospedaliera?

Secondo il concetto ripetutamente espresso da mio padre il Suo Metodo rappresenta un cambio traumatico di concezioni terapeutiche e mentalità cliniche convenzionali, acquisite, consolidate, tradizionali, abitudinariamente impiegate, non per quei successi che non possono dare perché sostanzialmente irrazionali e pertanto inefficaci, né per la loro inaccettabile tossicità, ma per varie cause:

  1. L’assenza, fino alla comparsa del MDB, di valide alternative razionali, che potessero sostituirle per maggiore efficacia e minore tossicità.
  2. Una certa forma di inerzia mentale che porta ad appiattirsi su concezioni terapeutiche protocollate, ripetitive, standardizzate, abitudinarie anche se superate, obsolete, ingessate nei loro schematismi, difese contro ogni logica ed evidenza. Riesce difficile comprendere e accettare questa sorta di conservatorismo medico-scientifico, in quanto nei tumori solidi, tranne rare e poco frequenti eccezioni, il fallimento regolare e sistematico e le drammatiche sofferenze che questi inutili trattamenti infliggono ai malcapitati, malgrado siano quotidianamente evidenti sotto gli occhi di chi somministra queste terapie, non hanno ancora provocato molti ripensamenti critici né la diffusa consapevolezza dell’assoluta necessità di ricercare e attuare percorsi terapeutici totalmente difformi e innovativi.
  3. L’influenza determinante di gigantesche multinazionali (come recentemente emerso anche da inchieste della magistratura, riportate con evidenza dalla stampa) con interessi e fatturati mondiali, superiori al bilancio di piccoli e medi stati, le quali non sarebbero in grado di attuare una riconversione industriale che preservi gli utili, e impedisca una ricaduta azionaria negativa su tutte quelle finanziarie, banche e investitori in possesso di loro pacchetti azionari, pertanto loro interessati e attivi alleati in difesa della chemioterapia, componente determinante e insostituibile dei loro utili.

Passando a considerare alcuni recenti dati disponibili nei tumori solidi più frequenti:

  • Nel carcinoma dell’esofago la polichemioterapia con successivo intervento chirurgico ha consentito una sopravvivenza media di 14+18 mesi e di 18-20 mesi associando chemio e radioterapia.
  • Nel carcinoma gastrico la polichemioterapia adiuvante ad intervento chirurgico,consente solo al 40% di sopravvivere tra i 12 e 18 mesi.
  • Nel carcinoma del colon la sopravvivenza media oscilla tra i sei e i dodici mesi, nè la embolizzazione delle metastasi epatiche dà risultati incoraggianti.
  • Nel carcinoma pancreatico esteso , secondo le migliori statistiche , la sopravvivenza a sei mesi non supera il 5% e rari casi giungono a un anno.
  • Nel carcinoma epatico la mono o polichemioterapia non danno risultati.
  • Nel tumore polmonare non a piccole cellule circa il 30%-40% dei pazienti operati tende a sviluppare una recidiva e la media di sopravvivenza oscilla tra i 20 e 28 mesi.
  • Nel microcitoma polmonare, considerato chemio-radio trattabile, nelle forme limitate, il 70% — 95% dei pazienti sopravvive tra i dodici e i venti mesi. Nella malattia estesa si registra una sopravvivenza a 5 - 7 mesi , mentre solo il 5% raggiunge i 2 anni e non ci sono sopravvissuti a cinque anni.Pertanto anche questo tumore ,ufficialmente considerato trattabile, in realtà è incurabile.
  • Nel carcinoma metastatico della mammella i vari schemi chemioterapici non si sono dimostrati efficaci né a ridurre le lesioni ripetitive né a prolungare l’esistenza.


Questi dati ufficiali sulla chemioterapia, tratti da sito del National Cancer Institute, (http://www.cancer.gov) e dalla monografia di Pianezza «Oltre la chemiotera» (Ed. Raphael, 1998), portano a concludere che nella totalità dei tumori solidi essa non rappresenti un trattamento risolutivo, che secondo le statistiche ufficiali citate, può dare un modesto incremento della sopravvivenza, penalizzato da gravi effetti tossici e da una forte compromissione del performance status, con una scadente qualità di vita residua. Nessuna delle mono o politerapie chemioterapiche garantisce la guarigione, e ciò rende incomprensibile l’arroccamento dogmatico e razionalmente ingiustificato, in difesa di questa concezione terapeutica, rifiutando aprioristicamente metodi come il MDB basati su solide, e ormai note premesse biologiche, chimiche, biochimiche, farmacologiche e fisiologiche, confermato non solo dai positivi risultati e dall’esperienza pluriennale del Prof. Di Bella, e dei molti medici che in Italia e all’estero applicano il metodo, ma dalle migliaia di pubblicazioni reperibili sulle principali banche dati medico scientifiche mondiali , a conferma dell’effetto antitumorale dei componenti del MDB.
La necessità di cambiare radicalmente la terapia oncologica, è evidenziata anche da uno studio del CNR, pubblicato nel 1998 su Cancer Biotherapy & radiopharmaceuticals «Bcl-2 e farmaci usati nella terapia del cancro: Nuove strategie con farmaci biologici, che non devono essere sottovalutate.»
Nel lavoro si valuta il ruolo centrale dell’apoptosi cellulare neoplastica, obiettivo strategico del MDB, delle alterazioni di questo meccanismo nella cancerogenesi del limite della chemioterapia, che induce varianti clonali cellulari neoplastiche sempre più resistenti e aggressive e la contemporanea massiva distruzione delle cellule sane con i noti effetti deleteri. Si conclude sostenendo l’importanza di farmaci biologici nell’indurre l’apoptosi con esplicito riferimento ai positivi effetti dei principi antitumorali dell’MDB. Non esiste un solo studio al mondo dove sia dimostrata la guarigione di un tumore solido con la sola chemioterapia, ma sempre dopo l’asportazione chirurgica, spesso seguita da radioterapia e comunque quel "guarito" significa vivo per 5 anni, ottimistico limite invalicabile delle statistiche oncologiche. Piuttosto, al Congresso del 30 gennaio 2004, a Villa Maria Hospital (Ravenna) "Nuove metodiche in radioterapia oncologica" statistiche di radioterapisti come il Prof Orecchia, Hadinger, Casamassima, ecc... hanno dimostrato che la chemioterapia post radioterapia, non incrementa minimamente l’aspettativa di vita, pertanto non esercita alcun effetto positivo, malgrado l’elevata tossicità, che si somma a quella radioterapica.

Si sente in lei una grande determinazione ed assenza di paura. Cosa farete ora?

Ho riunito e riorganizzato quanti si riconoscono nei principi etici, nei valori morali, nei concetti scientifici e nella strategia terapeutica fisiologica e razionale di mio padre. Essa è basata su vastissime e approfondite conoscenze, su un’intensa pratica clinica di sessantasette anni, un rigoroso ragionamento e sulle scienze esatte. Questi medici, insieme a biologi e farmacisti, hanno dato vita alla Società Italiana di Bioterapia Oncologica Razionale (S.I.B.O.R.), che i giorni otto e nove maggio, presenterà oltre 200 casi trattati con esiti favorevoli col Metodo Di Bella, a Bologna nel corso di un Congresso sul Metodo Di Bella. Parteciperanno oncologi italiani e stranieri. Gli obiettivi, tutte le finalità medico scientifiche, culturali, sociali etiche e deontologiche contenute nello Statuto della Società, sono conformi agli insegnamenti e alla volontà di mio padre e in gran parte da Lui direttamente dettati, o tratti da Sue Conferenze, scritti o relazioni. Il discredito che ci hanno lanciato addosso con una sperimentazione scientificamente nulla, non ci preoccupa nè ci condiziona, perché consapevolmente decisi a continuare un’opera di giustizia, verità e carità, confortati dalla simpatia della maggior parte degli italiani. Ma il grande problema è come "trovarci". Non tutti pensano a cercarci su INTERNET ed anche lì possono "cadere in mani che non sono proprio le nostre", in tanti siti di personaggi e organizzazioni parassitarie che indegnamente sfruttano e strumentalizzano il nome di mio padre. Decine di siti abusivi riportano “Di Bella” mentre l’unico sito con carattere medico scientifico, ufficiale è: www.metododibella.org. C’è comunque bisogno della stampa indipendente come il suo giornale, per diffondere la verità. Infine non si tratta solo di "esserci" ma mettere in grado "la gente" sia di capire e scegliere, sia di imporre dall’esterno al mondo sanitario quel dibattito (vietato?) sull’etica della medicina e la libertà di una consapevole e informata scelta terapeutica, sancita dall'Art. 32 della Costituzione, ma rimasta lettera morta.

È dimostrabile il condizionamento della ricerca e della pratica medica da parte dei poteri politico-finanziari?

Dalle due rassegne seguenti, appare evidente che i rapporti e i legami finanziari dei ricercatori con le ditte farmaceutiche, influenzano quasi sempre il parere da loro espresso; questa influenza appare generalizzata (infatti gli articoli da cui sono state tratte queste conclusioni sono stati pubblicati su due delle più autorevoli riviste scientifiche mediche, cioè il New England Journal of Medicine e JAMA). Appare quindi indispensabile che la comunità scientifica ed il pubblico, per valutare correttamente le conclusioni di un articolo scientifico, sappiano se l’autore o gli autori hanno legami economici con le ditte oppure no. "I conflitti di interessi economici alterano nel 90 % dei casi i risultati degli studi scientifici condotti da ricercatori non-indipendenti."

LONDON, July 31 (Reuters) - The results of medical studies are likely to be tainted or flawed if they are funded by industry and researchers have a conflict of interest...

Traduzione dell’articolo: “Londra, 31 luglio (Reuters) - Gli esperti hanno affermato che è probabile che i risultati degli studi scientifici in medicina siano inquinati o travisati se gli stessi studi sono stati finanziati dalle industrie ed i ricercatori hanno conflitti di interesse.
Nella rassegna pubblicata sul British Medical Journal, Hurst Hannum, professore nell’università di Tufts nel Massachusetts ha affermato che "quasi tutti i finanziamenti vengono con delle clausole accessorie". "Come condizione minima, il ricevente [cioè il responsabile della ricerca, ndt.] deve rispondere spesa delle sovvenzioni. Come condizione massima, il ricevente deve consegnare un particolare prodotto [cioè il risultato della ricerca, ndt.] che sia soddisfacente per il donatore [la ditta farmaceutica, ndt.].
In una serie di articoli nei giornali settimanali i dottori, i professori ed i rappresentanti delle industrie hanno dibattuto il dilemma etico delle industrie - soprattutto quelle che producono tabacco [cioè sigarette, ndt.], alcool e prodotti per l’infanzia - che finanziano la ricerca.[...] Riccardo Smith, l’editore della rivista, ha citato 2 importanti studi pubblicati su riviste scientifiche americane che hanno dimostrato che gli autori di un articolo scientifico è più probabile che esprimano un giudizio favore di un farmaco o di un prodotto se hanno un sostegno finanziario da parte delle industrie [che producono il farmaco od il prodotto in questione, ndt].
In un editoriale, ha affermato che: in un articolo che passava in rassegna 70 articoli medici riguardanti un farmaco per le malattie cardiovascolari, pubblicato nel New England Journal of Medicine, gli autori della rassegna hanno notato che i 2/3 degli autori [dei 70 articoli, ndt.] avevano un supporto finanziario. La quasi totalità (96%) degli autori che davano un parere positivo sul farmaco avevano un rapporto di tipo finanziario con le ditte produttrici, mentre gli autori che davano un parere né positivo né negativo l’avevano nel 60% dei casi, e gli autori con parere negativo nel 37% dei casi (si riferisce a una ricerca su farmaci calcioantagonisti, che per i ricercatori finanziati dalla ditta produttrice, avevano un’efficacia nell’ottanta per cento di casi, mentre per ricercatori indipendenti la stessa molecola risultava efficace nel 30% dei pazienti).
Smith aggiunge: "un secondo studio pubblicato nella rivista dell’associazione medica americana (JAMA) su 106 rassegne sul problema del fumo passivo ha dato risultai simili: i tre quarti degli articoli che sostenevano che il fumo passivo non è pericoloso, erano stati scritti da ricercatori collegati alle ditte produttrici di tabacco."Ha aggiunto: "Questi due articoli e gli articoli precedenti sullo stesso tema iniziano a costruire una solida base per affermare che il conflitto di interessi ha un impatto sulle conclusioni raggiunte dai ricercatori sulle riviste scientifiche" [...] Smith ha concluso che d’ora in poi verrà chiesto agli autori dei lavori scientifici, editoriali o rassegne, che appaiono sul British Medical Journal, se hanno "interessi conflittuali" di tipo finanziario. Se non ne hanno nessuno, la rivista lo affermerà alla fine di ogni articolo da loro scritto, e viceversa, se li hanno.
Articoli tratti da:
London, July 31,1999 (Reuters) 
Grant Karpik gkVANCOUVER.QUlK.COM Data: 21 febbraio 1999 
Oggetto: EX JAMA EDITOR BLASTS AMA INTERFERENCE/CORRUPTION 
EX-EDITOR BLASTS AMA INTERFERENCE By Bruce Japsen 
Tribune Staff Writer - February 17, 1999

So che sono pochi i medici che si espongono curando con metodi non ospedalieri. Che messaggio vuole mandargli?

Come ha insegnato mio padre, che seguano esclusivamente la loro coscienza umana e professionale, perseguendo con perseveranza e decisione l’unico obiettivo del medico degno di questo nome, da Ippocrate a Galeno, da Koch a Fleming: la salute e la vita dell’ammalato, ignorando vincoli burocratici, vessazioni e imposizioni di commissioni, apparati e istituzioni di nomina politica, servili emanazioni del potere e del profitto.