La medicina ufficiale, seppur invitata a partecipare, ha disertato in massa l'appuntamento di giovedì scorso all'Itis di Biella, dove si è parlato del metodo Di Bella.
La serata, organizzata dall'associazione NuovaMente, ha visto la partecipazione di numerosi biellesi che hanno gremito l'aula magna per ascoltare la relazione del dottor Giuseppe Di Bella, figlio del professor Luigi (scomparso recentemente), 'padre' della cura contro il cancro che tante polemiche ha suscitato e continua a suscitare.
"Abbiamo invitato gli addetti ai lavori, gli oncologi dell'ospedale e i ricercatori del Fondo Tempia a prendere parte al dibattito - ha detto Alberto Serena di NuovaMente - ma nessuno si è presentato. Anzi. C'è stato addirittura chi mi ha detto che non era il caso di invitare Di Bella, perché così si finiva soltanto per creare illusioni agli ammalati.
"In realtà - ha precisato Serena, ricordando la filosofia di NuovaMente - la nostra associazione, pur non schierandosi mai apertamente con nessuno, resta del parere che 'il conoscere' è sempre il modo migliore per poter fare poi delle scelte consapevoli".
Polemiche a parte, nel corso della serata si sono potute ascoltare le testimonianze di alcune persone che sono guarite dal cancro curandosi con il metodo del professor Di Bella (al quale Silvio Garattini, direttore dell'Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri' di Milano, aveva datò pubblicamente del cialtrone). E si è toccato lo scottante tema della sperimentazione.
"Nel '97 - ha spiegato Giuseppe Di Bella - il Ministero della Sanità giungeva alla conclusione che il metodo non aveva alcuna validità scientifica. In realtà la sperimentazione è stata invalidata da diversi fattori: è stata effettuata su malati in fase terminale; si è utilizzata solo la metà dei retinoidi necessari alla cura, non si è provveduto a eliminare l'acetone presente nei medicinali prima di somministrarli ai pazienti (l'acetone è tossico e cancerogeno) e, soprattutto, per stessa ammissione dell'Istituto Superiore di Sanità, sono stati somministrati farmaci scaduti a 1.048 pazienti coinvolti nella sperimentazione. E' la verità. Ci sono i verbali a testimoniarlo". "Non so dire - ha detto l'onorevole Sandro Delmastro, che all'epoca dei fatti era all'opposizione - se questa cura funziona davvero o se si tratta soltanto, come afferma qualcuno, di 'acqua di Lourdes'. Per scoprirlo, sarebbe bastato condurre la sperimentazione con serietà. Di certo io sono stato testimone del fatto che, in questo modo, è stato commesso un delitto scientifico". (Delmastro ha inoltre promesso di impegnarsi per cercare di capire come mai, dopo aver puntato il dito contro la "cattiva" sperimentazione, il suo partito, An, una volta al governo, si sia poi convinto che il metodo non funziona).
L'altro importante momento della serata ha riguardato gli altissimi costi della terapia, anche a causa della difficoltà di reperire la somatostatina, elemento fondamentale della cura. "Confezioni di questo medicinale - ha detto Alberto Serena - possono arrivare a costare fino a mezzo milione di vecchie lire se acquistate al mercato nero. Ora, però, non è più così. Basta presentarsi in farmacia con un'apposita ricetta del medico (Serena ha citato la Balestrini di Biella, ndr), e con soli 16,50 euro se ne può ritirare una scatola". Nella stessa sera sono state raccolte venti confezioni del prezioso farmaco (donate da persone che purtroppo hanno perso i loro cari, curati ormai in fase terminale con questa terapia), per un totale di 60 fiale, che sono poi state distribuite ai malati, mentre i rappresentati della Life di Piemonte e Lombardia hanno consegnato le firme raccolte per chiedere che la 'mutua' passi la cura Di Bella gratuitamente. Richiesta, questa, che Roberto Simonetti e Gino Fussotto hanno fatto propria, in una mozione presentata al consiglio Provinciale.