BIELLA - Seimila firme chiedono che la cura antitumorale Di Bella venga riconosciuta dalla Regione Piemonte e rimborsata ai cittadini che l'hanno prescelta al posto della chemioterapia. La petizione (a cui si aggiungeranno in seguito le sottoscrizioni già in corso in Lombardia e Friuli) sarà consegnata a Giuseppe Di Bella, figlio dell'illustre clinico scomparso, domani giovedì 12, quando il medico sarà ospite in città dell'associazione NuovaMente per illustrare il metodo di cura del padre con una conferenza all'Itis "Quintino Sella" alle 21. L'iniziativa è della Life che sul diritto di opzione dei cittadini aveva già avviato altre iniziative.<BR>La presidente federale, Katia Giordani, spiega: «Nel 2001 ci eravamo già rivolti alla Regione consegnando la petizione al presidente del consiglio piemontese Cota. Ci era stato assicurato che la questione sarebbe stata posta alla commissione competente. Ma a tutt'oggi non abbiamo avuto risposta e in Lombardia si è verificata la stessa situazione. Avevamo chiesto anche
l'interessamento del senatore Roberto Salerno, tuttavia la cosa non ha avuto seguito. Ci auspichiamo che con l'allargarsi dell'opera di sensibilizzazione e dopo aver conferito le firme a Giuseppe Di Bella, la cosa venga discussa dal Governo».<BR>L'auspicio della Life (Liberi imprenditori federalisti europei) è che che le Regioni recepiscano la necessità evidenziata da molti pazienti che hanno scelto questo tipo di terapia e ne riconoscano la mutuabilità o, in alternativa, almeno il rimborso delle spese. Alla consegna delle petizioni sarà presente anche il consigliere Life della Lombardia Giovanni Du Jardin.<BR>«Non è in discussione la maggiore o minore affidabilità della cura rispetto a quella tradizionale chemioterapica - dice ancora Katia Giordani - ma semplicemente la libertà di scelta di ogni cittadino».<BR>Nessun dubbio, dopo la sperimentazione della cura avviata anni fa, tra molte polemiche, dallo stesso ministero della Sanità?<BR>«Sulle modalità con cui venne portata a termine quella sperimentazione ci sono sempre state perplessità e contestazioni» commenta la presidente Life. «Ci sono pazienti - riprende - che hanno ottenuto degli indubbi benefici, così come è successo per chi ha prescelto il metodo chemioterapico. Ma la Life non intende entrare nel merito di competenze che non le appartengono. Difendiamo un principio a beneficio del cittadino».<BR>Dopo la sperimentazione, eseguita nel 1998, vi fu anche una indagine giudiziaria che si concluse riscontrando alcune anomalie rispetto all'applicazione delle terapie indicate. Luigi Di Bella lamentò del resto di non aver potuto partecipare direttamente alla redazione del protocollo.<BR>Gli studi del medico modenese (clinico e ricercatore, laureato in medicina, chimica e fisiologia) erano partiti dalle emopatie per affrontare poi i tumori solidi. Il presupposto della cura Di Bella è quello di aumentare la capacità delle cellule sane di difendersi dalla crescita tumorale inibendo nel contempo la riproduzione delle cellule neoplastiche. I farmaci usati (tra cui la somatostatina, la melatonina e retinoidi con vitamme), secondo quanti sostengono la terapia del medico, non provocano le debilitazioni che si riscontrano con l'aggressione di altre sostanze chimiche. Il medico modenese, spentosi nel luglio scorso a 91 anni, sosteneva che era possibile continuare la cura, senza incorrere in altri problemi, a tempo indeterminato.<BR>Secondo alcuni Luigi Di Bella fu osteggiato dalla scienza ufficiale e istituzionalizzata. Persino l'uso medico della melatonina in principio fu osteggiato e ne venne inibita la vendita. Poi il provvedimento rientrò.