La Somatostatina sbeffeggiata e riabilitata.

---“La somatostatina dopo Luigi Di Bella: un’esplosione di studi, con conferme, aggiustamenti e nuove direzioni di ricerca”. Inizia in questo modo un ampio servizio apparso sull’ultimo numero di”Salute” (selezionare questo link per leggere l’articolo), supplemento settimanale di Repubblica, e intitolato: ”Innumerevoli studi dopo le polemiche, il nesso tra gli ormoni e il tumore c’è”.---

Di Bella ha sempre sostenuto che il corpo umano è disseminato di recettori per la somatostatina. I recettori sono una sorta di calamita che va ad agganciare i farmaci assunti dal paziente, in assenza dei quali i farmaci sono inefficaci. La comunità scientifica gli ha sempre contestato che la somatostatina (e analoghi come l’octreotide, usata da Di Bella) trova i propri recettori solo per una trascurabile parte dei tumori, i neuroendocrini, ma il vecchio scienziato continuava ad allargare le braccia di fronte a quella che definiva “un’ignoranza grave” della Medicina.

Chi ha ragione? Pubblicazioni scientifiche indipendenti dimostrano la presenza disseminata di questi recettori e gli stessi medici dibelliani che continuano a prescrivere la terapia bocciata dal Ministero si dicono convinti dell’intuizione del loro maestro, stando anche ai risultati ottenuti sui propri pazienti. Ora il settimanale, che in questi anni è sempre stato cauto sul caso Di Bella, squarcia il silenzio calato dal 1luglio, dalla morte del prof. Scrive Francesco Bottaccioli, autore del servizio e pure lui medico:”Nel 1997-98, quando esplose il caso, nonostante molti oncologici caddero dalle nuvole, la somatostatina aveva già evidenze diverse da quelle accertate (sanguinamento gastrico ed esofageo). La sostanza e i suoi analoghi di sintesi, come l’octreotide, venivano usati, con buoni risultati, in numerosi tumori dell’ipofisi, del pancreas endocrino e in altri tumori gastrointestinali cosiddetti neuroendocrini”.

Peraltro, stando alle numerose testimonianze contenute in libri dedicati in questi anni alla contestata cura, la terapia avrebbe fatto effetto in un’ampia varietà di tumori.”Anzi - prosegue Bottaccioli - a partire proprio da quegli anni, alcuni reparti, tra cui la Divisione di medicina nucleare dell’Istituto europeo di oncologia diretto da Veronesi, utilizzarono la larga diffusione, nei tumori, del recettore per la somatostatina, per realizzare scintigrafie accurate, capaci di scovare anche minuscole metastasi, purché esprimenti il recettore per la somatostatina. Da questo impegno diagnostico è poi nato un utilizzo terapeutico, oggi giudicato molto promettente, che consiste nell’accoppiare l’octreotide con un radionuclide, che viene quindi guidato dall’analogo della somatostatina all’interno della cellula tumorale, dove libera radioattività”. Nel marzo scorso, prosegue l’articolo,”un gruppo della Facoltà di Medicina di Graz, in Austria, ha documentato una diffusa presenza del recettore per la somatostatina nei melanomi dell’occhio (uveali), trovando una relazione tra maggiore presenza del recettore di tipo 2 e una prognosi migliore”. Siamo andati a verificare nella banca dati mondiale medico scientifica “PubMed” l’estratto della citata pubblicazione. Essa si conclude in un modo che non lascia dubbi:”Gli analoghi della somatostatina possono essere favorevoli nel trattamento dei pazienti con melanoma oculare”. Scrive ancora Bottacccioli:”Radiooncologi dell’Università di Tessalonica, in Grecia, hanno trattato con octreotide un gruppo di malati terminali con metastasi al fegato. Con uno studio pubblicato su Palliative Medicine dell’aprile scorso dimostrano che 14 dei 16 pazienti erano vivi dopo sette mesi, le metastasi stabili e che, era migliorata la qualità di vita”.