dalla rivista Salute è – Aam Terra Nuova.
settembre 2003 


La rivincita Di Bella 
di Claudia Benatti 

Dopo la morte di Di Bella, proprio quelli che più ne criticavano l’operato, sono i primi a far uso dei suoi studi.


Il professor Luigi Di Bella, noto ai più come l'ideatore della tanto discussa multiterapia biologica anticancro (basata principalmente su alcuni ormoni come somatostatina e melatonina, su retinoidi, bromocriptina, selenio e vitamine) è morto nel luglio scorso. Se da un lato hanno avuto successo i tentativi istituzionali di «seppellire», ancor prima della sua morte, la sua credibilità scientifica, dall'altro, paradossalmente, si assiste da qualche anno a questa parte alla propugnazione sempre più convinta, da parte della stessa oncologia convenzionale, di un rinnovato approccio alla cura del cancro, un approccio cosiddetto «biologico», che si traduce nella ricerca e negli entusiasmi per farmaci che cioè puntano a sconfiggere il tumore utilizzando risorse e sostanze prodotte dal corpo stesso. E la cosa che più fa riflettere è che, una volta sgombrato il campo dall'impegnativa figura del fisiologo modenese che lavorava al di fuori dal mondo e dalle regole dell'oncologia «ufficiale» e del suo business, gli stessi oncologi che lo hanno demonizzato e criticato stanno ora percorrendo strade assai simili a quelle «bocciate» dalla sperimentazione dei 1998. «Affamare il tumore, colpire le fonti che lo alimentano; e quando non è possibile ucciderlo, fare in modo che si possa cronicizzare per conviverci con una buona qualità della vita»: questo è stato lo slogan presentato alla stampa nel marzo scorso alla sesta conferenza nazionale dell'associazione italiana di oncologia medica tenutosi ad Alghero. 
Eppure al momento della sperimentazione della terapia Di Bella, il gruppo di Cerato, studio costituito dal ministero della sanità aveva bollato come «insuccessi» i casi di malati ormai incurabili che avevano ottenuto la riduzione della massa tumorale fino al 49,9% (sono state considerate solo le riduzioni di oltre il 50%) o pazienti ai quali erano stati dati pochi giorni di vita che continuavano a vivere in buona forma dopo mesi ma con una massa tumorale che non si era ridotta (1). Ad Alghero il professor Francesco Cognetti affermava che «occorre imboccare una strada nuova: fare terra bruciata intorno al tumore con farmaci intelligenti che evitino di colpire le cellule sane». Per questa ragione, qualche tempo prima, negli Usa era stato premiato il Dr. Folkman, che aveva sperimentato sui topi una sostanza biologica in grado di bloccare l'angiogenesi tumorale, cioè la proliferazione dei vasi sanguigni intorno al tumore che hanno il compito di alimentarlo. Ebbene: il neurormone somatostatina, sostanza primaria della terapia Di Bella, ha mostrato di inibire ottimamente l'angiogenesi tumorale e ciò è stato dimostrato sull'uomo, non sui topi (2). 
Ma a ricevere a Modena il noto Premio Beccaria per l'uso della somatostatina nella lotta contro i tumori è stato nel 2002 non Di Bella, bensì l'oncologo dell'Istituto Europeo dei Tumori di Milano Umberto Veronesi, ex ministro della sanità e membro della commissione che bocciò a suo tempo la terapia Di Bella. E mentre Veronesi riceveva il premio, in un lungo articolo sull'inserto salute di un noto quotidiano nazionale il professor Eugenio Muller definiva la somatostatina «un'ottima sostanza per attivare il meccanismo di morte programmata delle cellule tumorali, la cosiddetta apoptosi». Muller, membro del 
dipartimento di farmacologia dell'Università di Milano, scrive: «È promettente il filone di ricerca anticancro legato alla somatostatina e ad altre sostanze naturali prodotte dall'ipotalamo. La somatostatina è stata l'ultima ad essere scoperta, nel 1973; già nel 1985 mostrò potenza terapeutica sui tumori che contengono i suoi recettori». Da notare che al 1convegno sull'argomento tenutosi a Como nell'ottobre 2002 è stato invitato lo scopritore della somatostatina, il premio Nobel Roger Guillemin, ma non il professor Luigi Di Bella (3). Un altro annuncio, segnale della contraddittoria svolta dell'approccio convenzionale al 
cancro, è venuto nel giugno scorso durante il convegno sui tumori cerebrali organizzato a Roma dall'associazione terapie neurochirurgiche avanzate e dall'istituto di neurochirurgia dell'università Cattolica. Il neurologo Giulio Maira, parlando dei gliomi (micidiali tumori cerebrali), ha affermato che «le terapie tradizionali attualmente disponibili sono praticamente impotenti; per questo si stanno cercando nuove armi. Un primo progetto punta ad attivare nelle cellule tumorali i sistemi che controllano la morte programmata, la cosiddetta apoptosi» (4). 
Ebbene, quella stessa somatostatina che con Di Bella non funzionava, con altri, tra cui Veronesi, è diventata uno strumento all'avanguardia per indurre l'apoptosi delle cellule del cancro.
Quando il medico modenese illustrò per la prima volta all'allora ministro della sanità Rosy Bindi il «razionale» della sua terapia contro il cancro, elaborata non grazie ai miliardi della ricerca e non nei centri clinici all'avanguardia bensì nella quiete del suo laboratorio dove dai pazienti non si faceva nemmeno pagare, in tanti gridarono «al ciarlatano», si rispolverarono vecchi spauracchi del mendacio, dal «siero di Bonifacio» agli elisir di bottega. Soprattutto si disse che non c'era bibliografia scientifica che attestava la benché minima azione antitumorale dei farmaci proposti. Ebbene, al 16 luglio 2003 ci sono ben 4.150 studi scientifici pubblicati su riviste mediche indicizzate e censiti dalla banca dati Med-Line (2) sull'uso della somatostatina nella terapia del cancro e la stragrande maggioranza di questi articoli attesta una efficacia anticancro della sostanza. Sempre alla stessa data, gli studi censiti da Med-Line e riguardanti l'uso nella terapia dei cancro sono 8828 per i retinoidi, 796 per la melatonina, 2063 per la vitamina E, 7570 per la vitamina A, 3271 per la vitamina D, 2195 per il selenio e 1517 per la bromocriptina. Tanto per fare un esempio significativo che possa servire come parametro di confronto, sulla vincristina, un 
farmaco chemioterapico convenzionalmente usato per i tumori, sono censiti su Med-Line soltanto 132 articoli scientifici (sempre al 16/07/2003). Ma c'è un'altra storia interessante ed è quella che riguarda i retinoidi, preziosissimi per Di Bella ma la cui azione antitumorale nella sperimentazione fu ritenuta deludente. È d'obbligo precisare che la miscela di retinoidi prodotta dall'Istituto Farmacologico Militare di Firenze e utilizzata nei centri della sperimentazione è stata oggetto di più di un'inchiesta della magistratura poiché da alcuni documenti e da un'indagine dei Nas toscani sono emersi problemi riguardanti la somministrazione del medicinale anche dopo la scadenza e perplessità in merito alle modalità di preparazione. I retinoidi, dunque, risultano essere inefficaci nella sperimentazione Di Bella, ma efficaci contro il cancro, in una loro formulazione sintetica, quando utilizzati dal dottor Umberto Veronesi. Infatti, sempre consultando Med-Line, si scopre che già nel 1984 (5) Veronesi aveva pubblicato un articolo scientifico sulla validità dei retinici e della vitamina A nella prevenzione dei tumori. Nel 1993, in un altro articolo, sosteneva l'efficacia terapeutica in vitro di un retinoide sintetico sulle cellule maligne linfoidi e mieloidi (6); l'anno dopo, ancora Veronesi, insieme ai ricercatori dell'università di Pavia, sosteneva gli effetti del retinoide sintetico sul neuroblastoma (7).
II professor Franco Mandelli, direttore di ematologia della Sapienza di Roma e grande detrattore di Di Bella, in un'intervista rilasciata al quotidiano Il Messaggero nel giugno del 2000 affermava che «le forme promielocitiche di leucemia, un tempo tra le più gravi, oggi arrivano a una guarigione del 70% dei casi grazie a una cura, acido retinico, che fa differenziare le cellule leucemiche, cioè fa tornare normali quelle malate» (8). Già; infatti le cellule dei tumori 
maligni sono molto spesso meno differenziate rispetto alle cellule normali; proprio questade-differenziazione è uno dei fattori fondamentali che ne causa lo sviluppo incontrollato. 
Quindi, le sostanze che inducono una ridifferenziazione cellulare inibiscono la crescita del tumore. E i retinoidi hanno dimostrato di fare proprio questo, con studi censiti da Med-Line che risalgono persino agli anni '80. Anche l'ormone pineale melatonina ha vissuto vicende analoghe a retinoidi e somatostatina. Bocciato quando utilizzato nella sperimentazione, ottiene invece grandi riconoscimenti da illustri rappresentanti dell'oncologia convenzionale. 
Il professor Lissoni, insieme alla sua équipe dell'ospedale San Gerardo di Monza, ha pubblicato ben 111 studi (sempre al 16/07/2003) sull'utilizzo della melatonina nella terapia dei tumori, reperibili su Med-Line. 
Malgrado tutte queste evidenze, nel 1999 sul British Medical Journal il gruppo di studio che aveva condotto la sperimentazione italiana ha sentenziato che la multiterapia Di Bella non ha mostrato sufficiente efficacia da giustificare ulteriori studi. Oggi però ritroviamo quelle stesse sostanze utilizzate dall'oncologia convenzionale in studi clinici o definite come strumenti per un'efficace lotta d'avanguardia contro i tumori. Di chiunque sia il merito, sarà bene però mantenere la lotta al cancro sui binari della prioritaria tutela della vita umana, lasciando da parte pregiudizi, interessi, prestigio e potere. 

Note 
(1) «Dossier: è davvero il Mdb là cura che è stata sperimentata?» di Vincenzo Brancatisano - http://www.aianmodena.org//dossier.html . 
(2) La bibliografia scientifica sull'azione antitumorale dei farmaci utilizzati dalla terapia Di Bella è stata tratta dalla banca dati Med-Line, servizio gestito dalla National Library of Medicine degli Stati Uniti: www.nlm.nih.gov . 
(3) La Nuova Gazzetta di Modena, 5/10/2002, che richiama il contenuto dell'inserto «Salute» del quotidiano la Repubblica. 
(4) Agenzia di stampa Ansa, Roma, 23 giugno 2003. 
(5) «Vitamin A and retinoids: a hypothesis of tumour chemoprevention» - Int. Adv. Surg. Oncol. 1984;7:271-95; di Costa A, Pastorino U., Andreoli C., Barbieri A., Marubini E., Veronesi U. 
(6) «N-(4-hydroxyphenyl) retinamide induces apoptosis of malignant hemopoietic cell lines including those unresponsive to retinoic acid» - Cancer Research, 15 dicembre 1993; 53(24):6036-41 di Delia D, Aiello A, Lombardi L, Pelicci PG, Grignani F, Grignani F, Formelli F, Menard S, Costa A, Veronesi U, et al. - Affiliazione: Divisione di oncologia sperimentale, Istituto Nazionale Tumori, Milano. 
(7) «N-(4-hydroxyphenyl) retinamide: a potent inducer of apoptosis in human neuroblastoma cells» - Journal Natl.Cancer Inst. 17 agosto 1994; 86(16):1245-7 di Mariotti A., Marcora E., Bunone G., Costa A., Veronesi U., Pierotti MA, Della Valle G. - Affiliazione: Dipartimento di Genetica e Microbiologia, Università di Pavia. 
(8) «Franco Mandelli: 'II tumore? Non è più imbattibile'»; di Rossella Cravero - Il Messaggero, 29 giugno 2000.