Il figlio Giuseppe a Trento. La Lega: «Vicenda alla Camera». 
«Cura Di Bella, altri test»


TRENTO. Un'altra sperimentazione sul metodo anticancro Di Bella, visto il modo con cui fu condotta la sperimentazione del 1998. Lo hanno pubblicamente chiesto venerdì sera, nella sala video del Santa Chiara, Giuseppe Di Bella figlio del celebre medico modenese e alcuni esponenti della Lega Nord, organizzatrice della serata insieme all'Associazione Medica Padana. «Il concetto base del metodo di mio padre è che con il tumore si può convivere, una cosa ora accettata e che mio padre disse ormai anni fa, - ha spiegato Giuseppe Di Bella. - La sperimentazione del 1998 fallì perché, come dimostrano due inchieste dei Nas, furono somministrati farmaci scaduti ai pazienti, persone che erano ormai prossime alla morte mentre la cura ha effetto solo se si interviene presto. Inoltre, durante quelle cure non è mai stato tolto dalle medicine l'acetone, un veleno che mio padre spiegò sempre andava tolto. Infine, quattro su sette dei farmaci base del trattamento non furono somministrati».
Una serata che ha visto la partecipazione di una cinquantina di persone ascoltare la ricostruzione di tutta la vicenda legata al tanto discusso "metodo Di Bella". «A volte i mass media hanno raccontato fandonie sul metodo Di Bella, - ha aggiunto l'onorevole della Lega Nord Cesare Ercole, membro della Commissione Affari Sociali della Camera. - Alla luce di questo, depositeremo una risoluzione basata su prove scientifiche e investigative, per chiedere da un lato un accertamento sulla somministrazione del 1998, dall'altro l'erogazione gratuita della somatostatina in tutte le regioni italiane e non solo in parte come ora». L'obiettivo è quello di giungere ad una nuova sperimentazione, che faccia davvero luce sull'efficacia di questa cura anticancro. In autunno infine, uscirà un libro su tutta la vicenda Di Bella.