«Ma il suo insegnamento, scientifico e umano, non è certo morto con lui»

PONTEDERA — «Buon compleanno, dottor Di Bella che oggi avrebbe compiuto i 91 anni, a nome mio e degli ammalati che continuano la sua cura». 
Dieci giorni fa, Vittorio Zocchi, il pontederese dottor Vittorio Zocchi, ha portato a spalla, insieme a familiari e amici, la bara del medico modenese che sei anni fa sollevò tante speranze. Ora in gran parte ridimensionate. 
«Ma tutt'altro che morte — dice Zocchi — come qualcuno vuol far credere. E io posso dimostrarlo con nomi, cognomi e schede cliniche, mentre i principi e i famaci base della cura Di Bella sono entrati, per merito suo, nell'oncologia ufficiale. Altro che santone o guaritore filippino...». 
Eppure si parla anche in questi termini 
«Ma i famaci del dottor Di Bella, quelli che ho prescritto e continuo a prescrivere, fanno parte della medicina ufficiale. Proprio giorni fa ho scoperto in una ricetta, per un malato di leucemia, il Roaccutan, che è a base di acido retinoico. Uno degli elementi base della cura Di Bella. E per la vitamina B, stessa cosa». 
Lei è stato ed è uno dei più conosciuti discepoli del medico modenese, tanto da aver vissuto negli anni 97-98 l'assalto dei malati di mezza Italia. Qual'è il vero lascito, morale e scientifico, del dottor di Bella? 
«Quello della medicina intesa come ricerca, impegno, dubbio. E nella mia attività quotidiana di medico, potrei fare un lungo elenco di colleghi che davanti alla cura Di Bella continuano a porsi domande, a interrogarsi, a fare confronti. Nell'interesse della medicina e degli ammalati».